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Sono trascorsi circa 3200 anni dalla promulgazione del Decalogo dalla consegna della Torah. Oggi la Bibbia è divenuto patrimonio comune di molti popoli, libro sacro anche per i cristiani e i musulmani.
Cosa ci insegna?
Il Decalogo è scritto su due tavole che hanno la medesima valenza: la prima insegna i doveri dell’uomo verso Dio, la seconda quelli verso gli uomini, creature di Dio.

Il comandamento “non pronunciare il nome di Dio invano”, non limita soltanto l’uso del nome stesso sia per usi impropri, sia, peggio ancora, per la bestemmia, ma insegna soprattutto a non compiere atti immorali in nome di Dio: il falso giuramento, la falsa testimonianza sulla sacra Bibbia, significano pronunciare il nome di Dio invano. Combattere guerre che arbitrariamente e contro ogni logica, vengono dichiarate sante e condotte in nome di quel Dio che ci ha insegnato: “non uccidere”, è blasfemo. Non attraverso la guerra e le imposizioni si ottiene il ritorno a Dio, ma attraverso l’insegnamento e l’attuazione do una società più giusta e rispettosa dei diritti e della cultura degli altri.
Può sembrare strano che il comandamento “onora tuo padre e tua madre”, il quinto nella Torah, sia inserito fra quelli che regolano i rapporti fra gli uomini e Dio. Ma la procreazione è un atto sacro in cui sono il padre e la madre che creano la nuova vita, ma è Dio stesso che partecipa all’opera dei genitori trasmettendo al nascituro il suo spirito divino, quello di cui ogni essere umano è dotato.
Quando leggiamo “non uccidere” dobbiamo approfondire il concetto che abbraccia molteplici sfumature: si può togliere la vita a un uomo non soltanto uccidendolo in modo cruento. Come è scritto in Lv 19, 16: “non diffonderai calunnie sul tuo popolo né attesterai il falso a danno della vita del tuo prossimo”. Calunniare, spargere false notizie e tendenziose, colpire e distruggere moralmente una persona o un popolo, equivale in molti casi a togliergli la vita stessa.
“Non desiderare” è apparentemente uno strano comando: a chi non è capitato di desiderare qualcosa che appartiene ad altri? Ma quante volte, particolarmente in questo secolo di consumismo in cui tutti desiderano tutto ma non sempre si possono permettere tutto, il desiderio e l’invidia hanno finito col trasformarsi in un’ossessione? E l’invidia è un male che finisce col distruggere sia chi la prova, sia chi ne è destinatario, ed è spesso la premessa e la promotrice di colpe assai più gravi.
I comandamenti sono di fatto il compendio di tutto quanto la Torah ci insegna. E la Torah potrebbe anche essere riassunta in tre parole: amore, giustizia, insegnamento.

Fonte: Le pietre del tempo, il popolo ebraico e le sue feste di Clara ed Elia Kopciowski

 I dieci commandamenti:

1. Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d`Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me.
2. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.
  3. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
4. Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.
5. Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dá il Signore, tuo Dio.
6. Non uccidere.
7. Non commettere adulterio.
8. Non rubare.
9. Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
10. Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo".

(Esodo 20:1-14 e Deuteronomio 5:6-21)

I Dieci comandamenti in ebraico:
pergamena del 1768 (jekuthiel sofer)