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Bianca Colbi Finzi, scomparsa tre giorni fa, a Torino, è stata per decenni una protagonista della vita bolognese, e soprattutto, come nessun altro, la figura simbolo della Comunità ebraica della nostra città. Era nata nel 1916 a Knittenfeld, in Austria, dove la sua famiglia, triestina, si era dovuta trasferire all’inizio della prima guerra mondiale. Tornò a Trieste alla fine della guerra e vi rimase fin verso la fine degli anni trenta, quando la scelta di iscriversi a Lettere nella nostra università, poi il matrimonio con un ingegnere bolognese la portarono a trasferirsi quindi a Bologna. Si laureò nel ’39 (una delle ultime ragazze ebree a riuscire a farlo prima dell’avvento delle leggi razziali) con una tesi in Lingue e letterature germaniche. Sfuggita alle persecuzioni e rifugiatasi con documenti e nomi falsi a Barzanella di Camugnano aderì a Giustizia e Libertà (con una scelta liberalsocialista cui sarebbe rimasta sempre fedele) e prese contatto con i partigiani, nel contempo aiutando i contadini a barattare prodotti con i tedeschi. Pare lo facesse così bene che un giorno un ufficiale della Wehmacht le chiese scherzosamente se era ebrea; lei si salvò rispondendo con prontezza: “Ma vuole scherzare?”.
A guerra finita, si affermò ben presto come una delle rappresentanti più attive e tenaci della Comunità ebraica, fino a divenirne Presidente per dodici anni dal 1987 al 1999. Ma svolse anche altri ruoli, come quelli di Presidente dell’Associazione Donne Ebree d’Italia (ADEI) e membro del Consiglio nazionale delle donne e del Comitato “Scuola e Costituzione”. Come presidente della Comunità, ebbe il gran merito di riempire la distanza che ancora resisteva tra la Comunità stessa e le istituzioni cittadine, con cui avviò un’attiva e produttiva collaborazione, culminata nel’88 nelle iniziative per il cinquantenario della promulgazione delle leggi razziali. Fu in quegli anni che si avviarono i lavori di ristrutturazione dell’area del Ghetto e di quella di via Gombruti, con la Sinagoga e le case annesse, nonché l’istituzione del Museo ebraico. Donna di grande cultura, fortemente partecipe della vota cittadina, ancora poco tempo fa la si poteva incontrare, con la sua eleganza linda e sobria e il suo bellissimo sorriso, in occasione di cerimonie o convegni della Comunità ebraica. (…)

Consiglio comunale di Bologna