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La Comunità Ebraica di Bologna dal 1946 ad oggi
di Ines Miriam Marach

Gli anni difficili della ricostruzione
L’anno 1946, il 10 febbraio nella sede della Comunità Israelitica di Bologna, Via Gombruti 7-9, si è costituito l’ufficio elettorale per l’elezione di sei consiglieri-questo il decreto prefettizio del 10 gennaio 1946- così composto:
1 Presidente – Maglietta D.r Cav Uff. Ignazio procuratore del Regno, designato dal procuratore generale con provvedimento del 7 corrente.
2 Castelbolognesi Raffaele
3 Ancona Umberto
4 Cohen Isacco
5 Arbib Raffaele
Scrutatori nominati con Provvedimento dell’8 corrente dal Commissario governativo per la Comunità
6 Cannarutto Egidio – Segretario nominato dal Presidente.
(1 Registro Verbali - anno 1946-Convocazione elezioni per il Consiglio)

Questo documento ufficiale, che qui si è voluto integralmente riportare per la sua importanza, costituisce “ la prima pietra “ della storia della Comunità Ebraica di Bologna del dopo guerra.
Il 10 febbraio 1946, la Comunità Israelitica di Bologna, riemergendo con gran forza dalle macerie della guerra e delle persecuzioni, iniziò così un nuovo cammino.
In quel giorno si svolsero, infatti, le prime elezioni che videro 45 iscritti recarsi al seggio istituito nella sede della Comunità in Via Gombruti 7-9, e proclamare così il primo Consiglio.
All’interno dei primi sei eletti l’ingegner Emilio Supino fu Presidente per acclamazione, l’ing. Guido Muggia, vice e il Dott. Ulderico Levi terzo membro di Giunta. Segretario, per convocazione del presidente, fu designato Egidio Canarutto, che ricoprì la carica solo per pochi mesi.
Molti furono i problemi che questo primo Consiglio dovette affrontare, tutti importanti, tutti con diritto di precedenza per rispondere alla precisa volontà di fare riprendere alla Comunità la vita ebraica drammaticamente interrotta dalle persecuzioni.
Fin dalle prime riunioni emersero urgenti priorità quali, la ricostruzione del Tempio, la presenza di un ministro di culto e di uno shochét che rifornisse le famiglie di carne kashér; ma era urgente fare fronte anche ad altri problemi come quello del trasporto d’alcune salme di correligionari (inumati nel 1944, in pieno conflitto) dal cimitero di Borgo Panigale alla sezione ebraica della Certosa, peraltro risolto in breve tempo anche per l’intervento del Comune.
La necessità di avere di nuovo la presenza di un Rabbino, quale guida spirituale dopo la deportazione di Rav Alberto Orvieto z.l. e quella di ricostruire il Tempio completamente distrutto dai bombardamenti, richiedeva subito il massimo impegno.
Per quanto riguardava la nomina di un Rabbino, il Consiglio si valse subito della consulenza di Leone Leoni, rabbino a Ferrara, nell’attesa di individuare la persona che s’assumesse in modo definitivo l’impegno di Bologna.
La consulenza del Rabbino Leoni, che inizialmente s’impegnò ad essere a Bologna almeno una volta la settimana, era comunque necessaria per offrire sostegno morale e religioso ai correligionari e per risolvere alcuni problemi come per esempio la riammissione di quei correligionari, che durante il periodo della legislazione razziale, si erano allontanati dalla Comunità.
Il ritorno alla vita della Comunità fu tempestivo e coraggioso sia per l’impegno da parte del Consiglio che da parte di tutti.
La disponibilità degli iscritti, si concretizzò con la formazione di Commissioni che operavano in vari settori: una commissione scolastica diretta da Ferruccio Pardo, una tecnica, con a capo Guido Muggia, una legale, nella figura dell’avvocato Renzo Soliani ed infine una commissione culto formata da Raffaele Castelbolognesi, Ulderico Levi, Angelo Soliani.
Quest’ultima iniziò la sua opera in concomitanza con la festività di Purim (con la collaborazione del responsabile del CGE. Guido Rimini, che si distingueva per la sua simpatia ed allegria) continuando con Pesach, nonché dell’organizzazione di una giornata in cui tutte le bambine che avevano compiuto i 12 anni potessero celebrare con solennità la loro maggiorità religiosa.
Le “ giovanette che entreranno di minian”, furono quindi convocate alla presenza della Signora Berta Di Segni dal Rabbino Leoni, per la preparazione di questa giornata.
Un importante Seder di Pesach fu organizzato per accogliere di un gruppo di soldati polacchi “di stanza a Bologna arrivati da diversi centri”.
Per interessamento del Presidente Supino fu richiesta ed ottenuta dal Comune di Bologna la concessione di una gran sala per la celebrazione dei due Sedarim cui parteciparono anche alcuni membri della Comunità.
Si affermava che la ricostruzione del Tempio fosse uno dei temi principali che sempre infervorava le riunioni di Consiglio; in particolare si discuteva sul progetto, che poi fu affidato alla direzione tecnica di Guido Muggia, e sui fondi per eseguirlo.
A questo proposito, a livello nazionale si parlava già di “una vasta azione che presto sarà intrapresa per dare possibilità alle singole comunità di riedificare i templi” e di una proposta d’intraprendere i passi necessari presso il Ministero Competente
perché disponga dei templi ebraici distrutti”.
Il Consiglio continuò in ogni modo ad operare per richiedere aiuti per la ricostruzione.
Intanto si erano instaurati rapporti con la Comunità di Mantova, che offriva gratuitamente alcuni arredi (Aaron-Ha Kodesh e Sefarim) appartenenti al Tempio di Sermide.
Si decise inoltre, di presentare al Genio Civile il progetto corredato di documenti necessari, perché la ricostruzione fosse eseguita a spese dello Stato.
Per il Consiglio successivo, instauratosi nel marzo 1947, il problema della cattedra rabbinica divenne pressante tanto da richiedere all’Unione segnalazioni di persone idonee a trasferirsi a Bologna.
Intanto nell’attesa di procedere con la ricostruzione del Tempio, fu presentato un progetto con richiesta di preventivo spese per l’adattamento d’alcuni locali al primo piano dello stabile della Comunità “ad uso oratorio ampio e decoroso, ” e ai restanti locali ad uso abitazione del Rabbino.
Nel frattempo, come alcuni correligionari ricordano, le funzioni delle festività più importanti, come lo Yom Kippur, si svolgevano nell’ampia palestra del Liceo Classico Minghetti in Via Maggia.
Un allegro avvenimento ha caratterizzato quell’anno 1947 (data per altro non sicura, basata su testimonianze), la gran recita di Purim, organizzata sotto la direzione della signora Bianca Colbi Finzi nei saloni del Circolo culturale “CIRCI” in Via Garibaldi, 3, con una platea di centinaia di spettatori.
Per mancanza di documentazione riguardo agli anni successivi al 1947 è impossibile
la ricostruzione di molti avvenimenti, ma ricorrendo sempre a testimonianze si sono potuti conoscere due importanti eventi che nel 1948 hanno allietato la Comunità: l’arrivo di Rav Sergio Josef Sierra, Rabbino capo fino al 1959, e il primo matrimonio dopo la rinascita, quello d’Isacco Cohen con Rachele Ella Albahari, proveniente con la sua famiglia da Sarayevo, celebrato dallo stesso Rav Sierra.
Anche tutti i passaggi che hanno portato nel 1954 all’inaugurazione dell’attuale Tempio sono purtroppo sconosciuti. Si vuole tuttavia qui riportare un breve stralcio del discorso di Rav Sierra, in occasione della presentazione nel 2001 del progetto di restauro della Sinagoga, espressione dei sentimenti condivisi da tutta la Comunità.
Tanti, tanti furono gli sforzi perché si potesse arrivare alla ricostruzione della Comunità e affinché il Tempio ricostruito divenisse ancora un Bet ha-Ham, una “ Casa del Popolo, ” una” Scuola”, ove sarebbe stato possibile ascoltare le Teffillot
E le parole di un Rav che desse un insegnamento ispirato dallo studio e dalla ricerca della nostra Torà
Giorno per giorno seguivamo tutti, con amore e trepidazione, i lavori del nostro Tempio, il Bet ha-Kenesset”. Dalla cucina sul cortile la signora Ornella Sierra, vedeva giorno dopo giorno le file di mattoni che salivano, la Sinagoga che risorgeva. Presidente era allora Eugenio Heiman. La sera prima dell’inaugurazione Ornella Sierra, suo marito Sergio, ed Eugenio Heiman vollero vedere la Sinagoga finalmente ricostruita e così se ne ricordano, “ entrammo, accendemmo le luci, ci guardammo in giro e ci abbracciammo commossi…”
Nel 1959, Rav Sierra lasciò Bologna per Torino e il suo discorso di commiato è ancora nel cuore della gente “ Chiedo scusa ai presenti se ho mancato in qualcosa e vorrei chiedere scusa a quelli che non ci sono più (e qui la voce s’interuppe per l’emozione) e non posso”.
A lui subentrò Rav Cesare Tagliacozzo, z.l., che resse la cattedra rabbinica di Bologna per un periodo analogo a quello del suo predecessore: 11 anni. Fra le altre cose è presente nella memoria di chi lo conobbe quanto si sia prodigato nel 1967 per riaffermare il diritto d’Israele alla vita. L’università Bologna ospitava allora diverse centinaia di studenti israeliani, alcuni dei quali molto legati alla Comunità.

Anni 60

Con il nuovo Consiglio eletto nel 1963, si parlò dell’eventualità di nominare una Consulta che affiancasse il lavoro dei consiglieri. In tal caso la carica dei membri aggiunti, caratteristica dei consigli precedenti decadeva automaticamente.

La documentazione riguardo al lavoro svolto da questo Consiglio rimanda a decisione importanti per il buon andamento della Comunità, come ad esempio l’attività della scuola elementare ebraica, la cui cura era affidata al Rabbino Cesare Tagliacozzo,
La scuola nell’anno 1963 contava soltanto otto alunni
Per mancanza di fonti riguardo agli anni precedenti non è possibile ricostruire la
dinamica d’istituzione della scuola anche se dalla documentazione dell’anno 1963 è chiara la sua esistenza da sei anni prima; la scuola, come tutte le scuole private regolarmente riconosciute, era sostenuta dalle rette pagate per ogni alunno e dalle offerte di volontari.
Sulla scuola ebraica di Via Gombruti vi sono i ricordi di un allieva che la frequentò per tutti i cinque anni di elementari, dal 1961 al 1966.
Eravamo pochi bambini di età diversa, quindi tutti insieme dalla prima classe alla quinta, una pluriclasse nell’aula intitolata a Rav Alberto Orvieto z.l.. Essendo una scuola privata riconosciuta, ma non ancora parificata, andavamo ogni fine anno a sostenere l’esame di ammissione all’anno successivo alle vicine scuole elementari Manzolini.
I miei ricordi di quel periodo sono belli e nitidi; le lezioni erano svolte dalla maestra Bice Verri Coccheri che concluse il suo incarico l’anno in cui io finii la quinta elementare. Le lezioni di ebraico le teneva il Rabbino Tagliacozzo; di quelle lezioni mi porto ancoro dietro il retaggio, sapevamo l’ebraico meglio dell’italiano.
In questa scuola eravamo tutti molto” coccolati, avevamo perfino l’autista di cui ricordo bene il nome, Italo Campo che ci veniva a prelevare con una Fiat 1100 ogni mattina dalle nostre case per portarci a scuola, prima noi bambini, tutti accatastati dentro questa macchina, poi la maestra Verri. Ogni mattina eravamo puntualmente in ritardo e puntualmente arrivava la sgridata del Rabbino”.
La scuola cessò la sua attività nel 1966.
La documentazione è carente per gli anni compresi fra il 1964 e il 1977, ma ci si ricorda dei due giovani rabbini succeduti a Rav Tagliacozzo.
Prima Rav Shalòm Bachbut, da Roma. A lui, fra l’altro, va il merito di aver voluto dotare la Comunità di un Miqwéh.
Poi Rav Jaqov Malki da Torino. Pervaso da grande entusiasmo, organizzava settimanalmente con le signore dell’Adei cene Kashèr in comunità ed era molto popolare anche fra tutti i bambini che seguivano le sue lezioni.

Dagli Anni 80 a oggi
Agli inizi dell’Ottanta la Comunità ebbe di nuovo il problema della mancanza di un Rabbino Capo. Per l’educazione dei bambini poté avvalersi della collaborazione di Rav Moshé Sed, di Roma. In seguito, per tutto quanto riguardava la vita comunitaria, poté contare, per parecchi anni sulla presenza continuativa di Rav Elia Kopciowski z.l. di Milano. Egli, pur non volendo rivestire la carica ufficiale di Rabbino Capo di Bologna, conduceva settimanalmente un’intensa attività culturale, ed era anche un punto di riferimento e di aggregazione insostituibile per tutti. Insegnava Torà e Profeti. Spostandosi di casa in casa, periodicamente, coinvolgeva tutte le famiglie. Insegnava, dimostrando con l’esempio, che l’insegnamento è, soprattutto, quanto si riesce a trasmettere. Ha dato un nuovo impulso vitale alla comunità.
E’ di questi anni, infatti, il rinnovato impegno dei Consigli per ricoprire nuovamente la Cattedra Rabbinica in maniera stabile. Quest’obbiettivo, già raggiunto negli anni ottanta, si è definitivamente consolidato con la reggenza attuale che ha permesso alla Comunità di rilanciare la vita ebraica, non solo nelle funzioni religiose, ma anche nelle attività educative quali anche la riapertura di un asilo, e contemporaneamente, il ripristino dell’organizzazione delle recite per bambini e ragazzi in occasione della festività di Purim con allestimenti di veri e propri teatrini di scena, nelle sale del centro sociale. Inoltre ora la Comunità, per la prima volta nel dopoguerra, ha visto aumentare i suoi iscritti.
Dalla fine degli anni Ottanta, la Comunità ha iniziato una collaborazione sempre più proficua con le Istituzioni cittadine.
Molte iniziative hanno promosso la conoscenza della cultura ebraica anche all’esterno del mondo ebraico.
Nel 1988, in occasione dei 50° delle leggi Razziali, un’importante mostra fotografica è stata realizzata nell’ex sala Borsa, e nella stessa occasione una lapide è stata posta in Via dell’Inferno, a ricordare l’istituzione del Ghetto e la legislazione razziale.
In quell’anno prese le mosse anche il programma di rilancio e rivalutazione dell’area dell’antico Ghetto..
Nel 1999, frutto di anni di lavoro, fu costituito il Museo Ebraico di Via Valdonica, retto oggi dalla Fondazione Museo Ebraico
Nel 2002 Bologna è stata città capofila per la seconda edizione della giornata Europea Cultura Ebraica.
In quest’occasione sono stati presentati ufficialmente i progetti per il restauro della Casa della Sinagoga.
Dal 2001 importante impegno della Comunità nella Giornata della Memoria, fissata per legge dello Stato il 27 Gennaio.
Negli anni 2002 e 2003 e 2004 si sono succeduti Liliana Segre e Nedo Fiano per portare le loro testimonianze di sopravvissuti ad Auschwitz davanti a migliaia di studenti.