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Unità divina
Il monoteismo è il principio fondatore del giudaismo. Si esprime nella professione di fede contenuta nella preghiera dello Shemà: “Ascolta Israele, L’Eterno è il nostro Dio, l’Eterno è uno” (Deut. 6: 4). Il monoteismo ebraico implica l’esistenza di un Dio assoluto, personale, che conferisce un valore fondamentale agli obblighi morali, rivelando la Torah al suo popolo e intervenendo attivamente nella Storia.

Dopo la Creazione, Dio ha affidato l’autorità del mondo ai viventi, ma non se ne disinteressa. Mantiene questo mondo ed esercita su di lui una provvidenza costante. Ha imposto Lui stesso un limite alla sua potenza accordando il libero arbitrio all’uomo.
Questa fede in un Dio unico è fondata sull’alleanza con Abramo, confermata collettivamente con il popolo d’Israele sul monte Sinai, impegnando così la responsabilità dell’uomo.

Alleanza
La Torah menziona tre alleanze: la prima tra Dio e Noè, la seconda tra Dio ed Abramo, la terza tra Dio e il popolo d’Israele.
Dopo il diluvio, Dio promette a Noè e ai suoi discendenti di mai più scatenare atri diluvi. Dopo aver specificato i rapporti tra gli uomini e il mondo vivente ed anche tra gli uomini (chiamato le sette leggi di Noè, un codice etico fondamentale), Dio posta questo patto sotto il segno dell’arco balena (Gen. 9: 1-7).
La seconda alleanza unisce Dio ad Abramo: Dio gli promette una discendenza numerosa che, dopo un tempo di esilio e di oppressione, erediterà della terra dove l’ha fatto venire. Abramo e la sua discendenza devono, a loro volta, osservare il rito della circoncisione in segno di fedeltà al Dio unico (Gen. 15:7 e Gen. 17:7).
L’alleanza collettiva e pubblica contrattata tra Dio ed Israele al Sinai è la conferma dell’alleanza con Abramo. La discendenza di quest’ultimo, costituita in nazione dopo la liberazione della schiavitù d’Egitto, conclude liberamente un’alleanza con Dio. Si impegna ad adempiere le parole divine, mentre Dio si impegna a farne la “sua proprietà personale” tra i popoli. I Dieci Comandamenti e tutta la Torah costituiscono i termini dell’alleanza: pratica del culto, osservanza delle regole etiche, sociali e politiche (Es. 19).

Elezione

Al momento dell’alleanza con Abramo, Dio annuncia che farà della sua discendenza “una grande nazione” dalla quale “saranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gen. 12:1-13). Dio ripete questa sua scelta durante l’alleanza sul Sinai. La dottrina dell’elezione non ha valore di dogma nel giudaismo. Traduce la particolarità dei rapporti che si instaurano tra Dio ed Israele e prende pienamente il suo senso solo in relazione con il concetto di alleanza. Seconda la tradizione rabbinica, Israele è l’unico popolo tra tutte le nazioni alle quali Dio l’aveva proposta, ad avere accettato la responsabilità dell’applicazione dei precetti divini. Di questo punto di vista, l’elezione crea più doveri che privilegi. Un privilegio che comunque vale solo se Israele non tradisce la sua missione e sceglie di compiere la volontà divina. Il termine elezione o “popolo eletto” ha il più delle volte dato luogo a false interpretazioni, loro stesse responsabili di secoli di antisemitismo. Ma l’appartenenza al popolo ebraico non è mai stata esclusiva, poiché la conversione al giudaismo permette a qualunque persona di fare parte del “popolo eletto”, con i doveri che questa scelta comporta.

Libero arbitrio
Il libero arbitrio è inseparabile dal credere nella retribuzione delle opere e nell’affermazione della giustizia divina: Dio non può giudicare con equità gli atti dell’ uomo se costui non ha liberamente scelto di compierli. La Torah stessa è un insegnamento che Israele è chiamato a mettere in opera, ma contro la quale è possibile ribellarsi. La legge divina non è naturale (alla quale nessuna scappa), ma morale, indirizzandosi ad un individuo autonomo, capace di scegliere. Secondo Rabbi Akiva, il libero arbitrio è conciliabile con l'ogni potenza divina: “E’ previsto tutto da Dio, ma la libertà è data all’uomo”.

Carità
Il giudaismo considera la carità come un’esigenza di giustizia e come una spinta spontanea ed umana. Il fatto di “fare il bene” si concretizza con offerte di denaro ed azioni sociali come la visita ai malati e alle persone in lutto. La visita ad un malato è un precetto fondamentale, “e colui che lo fa diminuisce la malattia della persona che soffre”. Questo sostegno si applica a tutti, poveri e ricchi, viventi o morti, poiché l’omaggio ai defunti fa parte degli atti di carità che sono sia obblighi religiosi sia morali. Ciascuno deve adempiere questi doveri con discrezione, affabilità e compassione, qualsiasi l’appartenenza religiosa del beneficiario. Non c’è né carità senza giustizia né giustizia senza carità.

Amore del prossimo
L’amore del prossimo è iscritto nel Levitico (19:18 e 19:34): “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Questo comandamento possiede una portata molto grande: visita ai malati, consolazione delle persone in lutto, carità, solidarietà. L’unico limite all’amore del prossimo è di odiare sé stesso e di sacrificare all’altro la propria vita. L’amore del prossimo ricorda che tutti gli esseri umani sono stati creati all’immagine di Dio: amore del Creatore e amore delle creature sono indissociabili.

Giustizia sociale
L’esigenza della giustizia e dell’equità è al cuore della religione e dell’etica sociale biblica. Il modello da seguire è quello di Dio che trova il suo equilibrio tra due principi: il rigore e la compassione. Una giustizia assoluta, che non comporta nessuna misericordia, non è degno di fare parte di questo mondo. E’ quindi prima di tutto questo principio che il popolo d’Israele deve prendere come esempio.

Rispetto della vita
La santità della vita è un valore supremo del giudaismo, poiché la vita è un dono divino. Fintanto che una persona vive, deve fare di tutto per mantenersi viva fisicamente e spiritualmente. Salvare una vita equivale a salvare l’universo intero e sopprimere una vita equivale a sopprimere l’universo intero. Per salvare una vita umana o portare soccorso ad un malato, si deve (se necessario) trasgredire lo Shabbat.
Il riconoscimento della bellezza e la santità della vita si esprime con delle benedizioni dette in varie occasioni, ad esempio prima e dopo un pasto, prima di viaggiare, davanti ad un fenomeno naturale, ecc.

Partecipazione alla Creazione
Ciascuno è responsabile dello stato della terra e si deve impegnare nel restauro dell’armonia persa dopo l’espulsione di Adamo dal giardino d’Eden. Ogni persona ha una responsabilità personale verso sé stesso, il suo prossimo, l’ambiente e il mondo.

Il Messia
Il giudaismo è marcato dalla speranza messianica, annunciata prima al Re David poi mantenuta nel corso della Storia ebraica fino ad oggi, che realizzerà e garantirà un regno di giustizia e di pace.
La tentazione è grande di vedere il Messia arrivare nei periodi difficili. Il più importante è l’attesa che deve essere vigile, responsabile e attiva per poter fare venire l’era messianica che verrà lo stabilimento della pace, l’unione dei dispersi, la ricostruzione del Tempio e il riconoscimento di un Dio unico da tutte le nazioni. Possiede quindi una dimensione sia nazionale sia universale.

Fonte: CICAD