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Questo vademecum non dà risposte né approfondite né erudite, per le quali sono necessari ben altri testi.

Vuole solo aiutare, in modo molto modesto, chi è interpellato a “bruciapelo, magari nel corso di una conversazione mondana o di lavoro; magari con conoscenti occasionali in treno o su una spiaggia. L’ importante è non restare senza risposta o darne una vaga, approssimativa o inesatta.
Il non ebreo ha il desiderio di sapere, e l’ebreo ha il dovere di saper rispondere. Le domande sono state riportate così, disordinatamente, nella forma spontanea come abitualmente mi sonno state rivolte nel corso di numerosi incontri che ho avuto in questi ultimi anni con scolaresche, gruppi religiosi non ebraici ( in particolare cattolici e valdesi), frequentatori di Università della terza età ecc. Spero che questo vademecum, oltre alla sua utilità spicciola, invogli gli ebrei ad approfondire sempre di più la propria cultura ebraica.

 1) In che cosa voi credete voi Ebrei?

I principi fondamentali dell’ebraismo sono i concetti di esistenza e di unicità di Dio e che i cinque libri della Torà (abitualmente conosciuti dai non ebrei come Pentateuco) sono stati scritti completamente su ispirazione divina.
L’ebraismo, più che sul credere si basa sull’agire in conformità alle norme contenute nella Torà e nei suoi successivi commenti.
L’ebraismo in sostanza non ha dogmi in cui credere, ma norme di comportamento da seguire.
2) E’ vero che aspettate ancora il Messia?
In tempi passati un messia (la parola ebraica corrispondente è mashiah [ = unto ] e designa in genere la figura di un re, in quanto il re veniva unto nella cerimonia della nomina) era atteso come persona fisica come un re o come un capo capace di liberare gli ebrei da situazioni politiche o sociali tristissime (asservimento all’impero romano, persecuzioni, ecc.)
La tendenza odierna è invece di considerare il messia piuttosto come un epoca messianica cioè un’epoca di pace e di armonia in cui, come si legge in Isaia (cap. 2 v. 4) “le genti spezzeranno le loro spade per farne vomeri, e le loro lance per farne falci; nessun popolo alzerà la spada contro l’altro, e non impareranno più l’arte della guerra”. O, come si legge in Michà (Cap 4, vv. 2-4): ”…allora da Sion uscirà l’ammaestramento e da Gerusalemme la parola divina. Egli giudicherà tutti i numerosi popoli, ammaestrerà le più potenti e remote nazioni, tanto che spezzeranno le loro spade per farne delle vanghe e le loro lance per farne delle falci; nessuna nazione alzerà più la spada contro un’altra e non impareranno più l’arte della guerra. Ciascuno siederà sotto la propria vite e sotto il proprio fico, senza timore alcuno”.
Al raggiungimento di quest’epoca “messianica” cioè all’elevazione e al miglioramento della società, ciascuno deve però contribuire con il suo buon comportamento. Solo con lo sforzo di ciascuno- e non certo con un intervento “ venuto dall’alto”- potrà essere raggiunta l’epoca messianica.
3) Perché non avete riconosciuto Gesù come Messia?
Per vari motivi:
a) Prima di tutto Gesù non ha portato la pace nel mondo come avrebbe dovuto fare il Messia ma le guerre e le violenze sono continuate come prima (gli stessi cristiani credono che ci dovrà essere una seconda venuta di Cristo per realizzare ciò).
b) Il concetto di figlio di Dio ( nel senso cristiano, per cui Gesù è insieme uomo e Dio) ed il concetto di Trinità si scontrano con la concezione assolutamente monoteistica dell’ebraismo.
c) Gesù, benché in un primo tempo abbia asserito di non allontanarsi dalle norme della Torà (base dell’ebraismo), se ne poi è allontanato, e più ancora il suo apostolo Paolo, con il quale si è verificato il definitivo distacco dall’ebraismo.
d) Anche l’idea del sacrificio umano in funzione di salvezza non è conciliabile con l’ebraismo, tenendo anche presente che nella Torà è espressamente vietato il sacrificio umano. Ricordiamo anche che Dio fermò la mano di Abramo che stava per sacrificare suo figlio Isacco.
e) Il cristianesimo inoltre ha abbandonato il concetto di centralità della Terra promessa, concetto fondamentale per gli ebrei, insieme a quello di popolo e di Torà.
4) Che cosa pensate di Gesù? Di San Paolo?
Gesù era un ebreo studioso della Legge. Ai tempi di Gesù c’erano diverse suddivisioni in seno all’Ebraismo, rappresentanti di diverse scuole di pensiero e di stile di vita: farisei, sadducei, esseni, zeloti etc.
Gesù sembra essere stato avverso al metodo di interpretazione della Legge seguito dai maestri farisei, ed anzi nei Vangeli la parola “fariseo” assume un significato negativo (da notare che l’ebraismo moderno è appunto un ebraismo farisaico). Pare sia stato in polemica con la classe sacerdotale.
Viveva comunque in seno all’Ebraismo: ciò si deduce da vari passi dei Vangeli in cui sono riportate frasi che si rifanno alla Torà. Ad esempio il precetto evangelico “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Matteo 22, v. 39) altro non è che un'esplicita citazione di Levitico 19, V. 18.
E’ soltanto con Paolo che avviene la scissione tra ebraismo e cristianesimo e che si evidenziano delle differenze fondamentali e inconciliabili. E’ pure con Paolo che inizia l’opera di evangelizzazione soprattutto con i pagani.
5) Credete nell’inferno e nel paradiso?
Su queste problematiche che riguardano la sorte dopo la morte, l’ebraismo non dà risposte, precise, né offre dogmi in cui credere.
Nella Torà e nei libri posteriori, in particolare alcuni profeti, vi sono accenni al regno dei morti ed ad un’epoca di risurrezione. Così pure vi sono brani liturgici che accennano a ciò.
Poiché però nulla è stato affermato di preciso, nell’ambito dell’ebraismo possono convivere
Diverse correnti di pensiero e di scuole interpretative. Si va dai mistici cabalisti ai razionalisti che interpretano diversamente i brani suddetti. Comunque l’identificazione di un ebreo si realizza non tanto in quello che crede circa il mondo futuro, quanto come agisce in questo mondo.
E’ l’osservanza della mitzvot che caratterizza un ebreo, non quello che lui crede relativamente all’al di là.
6) Gi ebrei fanno proselitismo?
In tempi passati (forse fino al secondo sec. dopo E.V.) ci fu proselitismo, interrotto quando l’imperatore Adriano proibì la pratica della circoncisione.
Al giorno d’oggi non c’ è proselitismo sia per il rispetto verso altre religioni e modi di vita, sia perché diventare ebrei non apre vie ad alcun tipo di “salvezza”, ma comporta invece un impegno a conformarsi ad un determinato stile di vita nonché impegno allo studio. Impegni che non devono e non possono essere imposti.
L’unica forma di “proselitismo”, se così si può chiamare, dovrebbe essere l’esempio che gli ebrei dovrebbero offrire con il loro modo di vivere, ispirato a moralità e rispetto del prossimo.
7) Che cos’è la vostra Pasqua?
La Pasqua ebraica (in ebraico Pesach) ricorda la liberazione dall’antico Egitto, sotto la guida di Mosè.
Dopo drammatiche vicende che tutti conoscono (la dura schiavitù, l’ordine emesso dal Faraone di uccidere tutti i neonati maschi, e successivamente la richiesta fatta da Mosè al faraone di lasciar uscire gli ebrei dall’Egitto, le dieci piaghe che si abbatterono sull’Egitto), gli ebrei infine uscirono dall’Egitto ottenendo così la libertà.
Tali avvenimenti, che devono essere insegnati e spiegati ”…ai figli ed ai figli dei figli per tutte le generazioni” come prescritto nella Torà, vengono rievocati e quasi rivissuti a Pesach.
Poiché l’ebraismo si vive molto in famiglia, Pesach viene festeggiata con una vera e propria cerimonia che si svolge in seno alla famiglia riunita.
Tale cerimonia consiste in una cena chiamata Seder [= ordine] perché le varie fasi si svolgono secondo un ordine codificato.
Durante il Seder si legge un libro chiamato Hagadà di Pesach [= racconto di Pesach] e si mangiano cibi, già predisposti al centro della tavola, rievocati della vicenda. Ad esempio:
- azzime, in ricordo del pane che gli ebrei non avevano avuto il tempo di far lievitare in quella drammatica notte prima della liberazione;
- un impasto di frutta varia color mattone (charoset) in ricordo appunto dei mattoni che gli ebrei erano obbligati a fabbricare quando erano schiavi;
- erba amara, in ricordo dell’amarezza della schiavitù,
- uovo sodo, simboleggiante la sorte umana che cambia.
Inoltre si pone anche a centro tavola uno zampino d’agnello ( che non si mangia) a ricordo dei tempi, durati fino alla distruzione del tempio di Gerusalemme, in cui si sacrificava un agnello per Pesach.
Durante il Seder adulti e bambini partecipano attivamente con domande e risposte, letture e canti. Pesach è una festa molto sentita e rappresenta veramente la festa della libertà acquisita.
8) Quando è il vostro capodanno?
Il Capodanno ebraico (Ros hashand) cade i giorni 1 e 2 del mese ebraico di Tishrì, data che corrisponde circa a settembre – ottobre.
Nella Torà tale data è indicata come “giorno del suono” e “giorno del giudizio”. Infatti, oltre che ricordare la creazione del mondo (significato aggiunto posteriormente), è un giorno di”presa di coscienza” che un nuovo periodo della nostra vita inizia.
Il suono dello Shofar (antichissimo strumento musicale costruito da un corno di ariete) a Rosh hashanà ha il significato di “ chiamare a raccolta” la nostra coscienza, di giudicare il nostro operato e programmarlo per l’anno che inizia.
Si usa a Rosh hashanà mangiare cose dolci (ad esempio miele) e con semi abbondanti (melograni, fichi) come augurio di un anno dolce ed abbondante (abbondante in buone azioni).
Rosh hashanà, più che una festa, può essere denominata una solennità appunto per il suo carattere solenne.
Rosh hashanà è poi seguito da dieci giorni di meditazione culminanti nel Kippur (vedi domanda n. 13).
9) Perché fate festa il sabato invece della domenica?
Nei Dieci Comandamenti, che sono enunciati nella Torà due volte (Esodo 20, vv. 1 e seguenti; Deuteronomio 5,vv. 6 e segg.) è chiaramente prescritto di ricordare e osservare il Sabato (Shabbat).
Solo con il Cristianesimo il sabato è stato sostituito con la domenica.
Lo shabbat ebraico è un giorno di riposo ( per sé e per gli altri, uomini e donne, padroni e servi, stranieri e pure gli animali) intendendo per riposo non un giorno di semplice astensione dal lavoro, o di divertimento o di ozio, ma un giorno di pace e di armonia fra gli esseri umani;fra gli esseri umani e Dio; fra gli esseri umani e la natura.
In tal giorno non si pensa agli affari;non si fanno acquisti;non si usa l’automobile né si mettono in funzione apparecchi elettrici,etc.
Naturalmente però se c’è un caso di grave emergenza, con pericolo di vita, tutte le suindicate norme devono essere tralasciate in vista della norma più importante e fondamentale che è la salvezza di una vita umana
Come tutte le giornate ebraiche, anche lo Shabbat inizia la vigilia, cioè il venerdì sera e termina la sera, all’ apparire di almeno tre stelle.
Lo shabbat è dedicato ad andare al tempio, a stare in famiglia e con gli amici, alla lettura ed allo studio e rappresenta per l’ebreo veramente un giorno particolare, diverso dagli altri giorni.
10) Perché seguite regole così antiche?
Gran parte delle regole (mitzvot) non mi sembrano “ antiche”, ma piuttosto adatte a tutti i tempi. Per non parlare dei Dieci Comandamenti, divenuti ormai patrimonio per tutta l’ umanità, ecco alcuni esempi scelti tra le tante regole:
a) “Non proferire notizie false;non essere complice di un malvagio prestandoti ad essere teste iniquo. Non seguire la maggioranza per fare il male” (Esodo 23,vv. 1 e segg.);
b) “Non farti corrompere perché il prezzo della corruzione acceca gli occhi dei saggi e rende tortuose le parole dei giusti” (Deuteronomio 16, v. 19);
c) “Quando vedrai il toro o l’ agnello del tuo fratello smarriti non dovrai disinteressartene, li dovrai invece restituire al tuoi fratello. E se il tuo fratello non sta vicino a te o tu non lo conosci, li dovrai portare a casa tua e staranno presso di te fintanto che il tuo fratello ne faccia ricerca e allora glieli dovrai restituire” (Deuteronomio 22, vv. 1 e 2);
d) “Non dir male del sordo e davanti al cieco non mettere un inciampo”(Levitico 19, v. 14);
e) “Il forestiero dimorante con voi dev’ essere per voi uguale ad un vostro indigeno, ed amerai per lui quel che ami per te”(Levitino 19, v. 34);
Inoltre nella Mishnà e nel Talmud (vedi domanda 7) i rabbini, nel corso dei secoli, hanno interpretato le norme della Torà adattandole alle situazioni concrete che si potevano presentare in ogni tempo e in ogni luogo. Tanto per fare un esempio banale, con riferimento alla regola sopra riportata al punto c), si parla di toro e agnello, ma nella società di oggi, il dovere della restituzione si allarga naturalmente ai beni di oggi (automobili, portafogli, etc.).
Anche riguardo ad argomenti assolutamente attuali quali aborto eutanasia, donazione di organi,ecc,…i rabbini cercano di trarre delle regole di comportamento che siano in accordo con i principi fondamentali espressi dalla Torà, quali l’ assoluto rispetto per la vita.
Si può dire in conclusione che le norme da seguire (Halachà) non sono né antiche né moderne, ma eternamente valide, pur con gli adattamenti ai nuovi casi che si possono presentare oggi.
11) Quali sono in sostanza le differenze fondamentali fra ebraismo e cristianesimo?
Le differenze fondamentali sono:
a) Per l’ ebraismo Gesù è una persona normale; così pure Maria : la parola almà - che si trova in Isaia 7, v. 14- viene tradotta come “vergine” nei testi cristiani, mentre in ebraico ha il significato di “ donna”;
b) Nell’ ebraismo non ci sono dogmi, non ci sono affermazioni di fede, né Santi, né un’ autorità centralizzata. Nell’ ebraismo è essenziale invece l’ azione, il comportamento, l’ osservanza delle mitzvot che ci sono state date da Dio;
c) L’ ebraismo non dà molta importanza alla vita ultraterrena, bensì a questa vita, cercando di migliorarla e di elevarla;
d) Non è prevista né auspicabile nell’ebraismo alcuna forma di vita monastica, o ascetica, o in solitudine, ma una vita in mezzo alla società ed al servizio di essa.
12) Perché le donne hanno posti separati nelle sinagoghe?
E’ una consuetudine che ha due motivazioni.
La prima, più antica, è di non dare motivo di distrazione durante le funzioni.
La seconda è che le donne non sono tenute ad osservare le Mitzvot che si svolgono ad orario fisso, come sono appunto le funzioni in sinagoga, dovendo sovente assolvere ad altri compiti nell’ambito familiare. Hanno naturalmente il diritto, ma non il dovere di partecipare alle funzioni pubbliche; cioè in altre parole possono o no intervenire senza trasgredire ad alcuna Mitzvà.
Ciò non significa che la donna sia considerata inferiore; ha semplicemente altri doveri altrettanto importanti e qualificanti ebraicamente.
13) Perché gli uomini mettono papalina in testa?
Tenere il capo coperto è un’ usanza e non una prescrizione. Tale usanza risale a tempi e luoghi in cui il capo coperto era segno di rispetto e sottomissione.
14) Perché le funzioni sono in ebraico e non in italiano?
Per tre motivi:
a) L’ ebraico è stato, in secoli di dispersione in mezzo a popoli con lingue diverse, un elemento unificante fortissimo.
b) Qualsiasi traduzione è necessariamente imperfetta, come dice il proverbio “tradurre è un po’ tradire” .Abbiamo visto ad es.(domanda 17) che la parola ebraica almà [=donna] è stata tradotta come “vergine”.
Inoltre nella traduzione non solo le singole parole, ma la struttura della frase, le ripetizioni di uno stesso termine etc. …,con i relativi significati, perdono il loro senso originario.
c) Nell’ebraismo anche la lingua stessa, con i suoi caratteri di scrittura, ha in sé qualcosa di sacro.
15) Com’è un matrimonio ebraico?
Il matrimonio non è un sacramento, in quanto non esiste nell’ ebraismo un concetto equivalente al sacramento cattolico.
E’ piuttosto un contratto.
Le fasi più salienti di un matrimonio ebraico sono:
a) Lo sposo dà alla sposa un anello, accompagnandolo con le parole: “Ecco, con questo anello tu sei sacra per me, secondo la legge di Mosè e di Israele”,
b) Il rabbino consegna alla sposa un documento, firmato da entrambi gli sposi e dai testimoni, chiamato Ketubbà, in cui sono elencati i doveri del marito verso la moglie (economici affettivi etc.)
c) Vengono dette o cantate sette benedizioni particolari per i matrimoni.
d) Si rompe con il piede un bicchiere in segno di lutto in ricordo della distruzione del Tempio di Gerusalemme, poiché anche nelle occasioni più liete non bisogna dimenticare questo triste avvenimento.
Tutta la cerimonia deve svolgersi sotto un baldacchino (poco importa che sia in sinagoga o fuori o sotto il cielo stellato), il quale è costituito da un semplice telo sostenuto da quattro pali, e simboleggia il tetto coniugale.
Dopo la cerimonia vera e propria gli sposi devono appartarsi da soli per alcuni minuti per significare l’ inizio della loro coabitazione. Seguono poi normali festeggiamenti.
Naturalmente vengono svolte anche le procedure richieste per il matrimonio civile, avendo il rabbino la qualifica di ufficiale di Stato Civile.
Da notare infine che nella legislazione ebraica è sempre stato previsto- sebbene con cautela e restrizioni- una forma di divorzio.
16) Come sono le vostre preghiere? E Qual è il vostro rapporto con Dio?
Riguardo alle preghiere, bisogna chiarire che l’approccio dell’ebreo alla preghiera non è in genere motivato da impulsi personali o sentimenti estemporanei. Benché tale tipo di preghiera spontanea sia ammessa, in generale la preghiera, per l’ ebreo, ha una forma fissa e codificata e, prescindendo da ogni situazione, sentimento o richiesta personale, rappresenta un atto di omaggio e di sottomissione alla potenza divina ed è espressione- uguale per tutti- di volta in volta di riconoscimento, di glorificazione, inno,lode, petizione, ringraziamento, benedizione nei riguardi di Dio.
Del formulario liturgico o Tefillà già è stato risposto alla domanda 19.
Ma c’è un’ altra forma di “preghiera” caratteristica ebraica : la berachà [=benedizione].La berachà è una benedizione diretta a Dio che accompagna moltissimi atti della vita quotidiana e forse può definire il rapporto uomo- Dio.
Anche atti che appaiono umili e modesti come mangiare un pezzo di pane o un frutto, bere del vino,annusare un profumo etc. acquistano una loro elevatezza e santificazione, perché accompagnati dalla formula dell’ apposita benedizione, che sempre inizia così:”Benedetto Sei Tu, o Signore Dio Nostro, Re del mondo…”per poi terminare a seconda dei casi con “…che estrai il pane dalla terra” o “…che crei il frutto della vite” , etc.
Le benedizioni accompagnano pure le azioni che noi compiamo perché prescritteci dalla Torà ed allora la formula è la seguente: “Benedetto sei Tu o Signore, Re del mondo, che ci hai santificato con i tuoi precetti e ci hai ordinato di…” ed il seguito varierà a seconda dei casi.
In sostanza attraverso le benedizioni tutti gli atti che noi compiamo, tutte le cose di cui godiamo vengono collegate a Dio ed acquistano perciò un’ impronta di santità. Facendoci meditare sui doni di cui siamo beneficiari, nonché sul significato delle nostre azioni.

17) Perché siete il popolo eletto?
Questa “elezione” tanto discussa, che ha la sua fonte in un verso dell’ Esodo “mi sarete reame di sacerdoti e popolo santo”, viene da noi intesa come impegno all’ osservanza delle mitzvot,una maggiore responsabilità, un esempio di vita” santa” (“santo” nel significato biblico di “distinto” dagli altri per il livello di vita intriso di moralità e di rispetto per la vita umana nostra ed altrui).
Chiunque accetti le regole della Torà, le segua, e viva in modo “santo”, cioè si distingua dagli altri per il modo di vita elevato, può far parte di questa cosiddetta “elezione”.
18) Come si fa a diventare ebrei?
Non è tanto facile diventare ebrei,in quanto chi vuol diventare ebreo deve impegnarsi a vivere da ebreo, cioè a seguire le regole di vita ebraiche, nonché impegnarsi allo studio dei testi fondamentali.
L’ ebraismo non è una religione “di salvezza”, non offre “facilitazioni” : è un impegno di vita. A chi desidera diventare ebreo si fa presente questo, affinché non pensi che la “conversione” sia una cosa da nulla. Se persiste nell’ intenzione dovrà studiare ed incominciare ad osservare le mitzvot. Quando il rabbino ritiene che sia sufficientemente preparato, si presenterà al tribunale rabbinico (in ebraico Beth Din),composto da tre rabbini, che lo dichiarerà ebreo a tutti gli effetti.
Se il candidato è maschio, deve sottoporsi alla mitzvà della circoncisione (ai maschi nati ebrei la circoncisione viene fatta l’ ottavo giorno dalla nascita).
Se è femmina, deve fare il bagno rituale.
Se ritratta di una coppia sposata, dovranno rifare un matrimonio ebraico.
19) Che cos’è quel manto che gli uomini mettono al tempio?
Il manto di preghiera che indossano gli uomini alla preghiera del mattino (solo a Kippur anche alla sera) si chiama Tallet.
L’ importanza del Tallet sta tutta nei fiocchi o frange che ci sono ai quattro angoli.
Nel terzo brano dello Shemà (che è un brano di Numeri cap. 15,vv. 37- 38) c’è l’ ordine dato dal Signore ai figli di Israele di porre una speciale frangia (zittit) ai quattro angoli del proprio vestito: “Parla ai figli di Israele e di’ loro che si facciano delle frange agli angoli delle loro vesti per le loro generazioni e mettano sulla frangia dell’angolo un filo di lana azzurra. Esse saranno per voi delle frange,le quali, quando voi le vedrete,ricorderete tutti i precetti del Signore e li eseguirete, e non devierete seguendo il vostro cuore ed i vostri occhi”.
Poiché i vestiti odierni non hanno i quattro angoli come gli antichi mantelli, per continuare ad eseguire questo precetto è nata la necessità di questo manto. Agli angoli di esso si trovano appunto particolari frange o fiocchi fatti con fili avvolti e annodati in numero ben preciso. Se teniamo presente che l’ alfabeto ebraico ha anche un valore numerico ( cioè ogni lettera corrisponde ad un numero) facendo corrispondere il numero degli avvolgimenti e annodamenti dei fili alle lettere corrispondenti, si ottengono le quattro consonanti che indicano il nome di Dio.
In parole povere questi fiocchi hanno la funzione che aveva presso i nostri nonni il “il nodo al fazzoletto” cioè quello di farci ricordare. Nella fattispecie farci ricordare la nostra ebraicità.
20) Chi sono i chassidim?
I chassidim [ = pii ] sono i seguaci di un movimento nato in Polonia nella prima metà del diciottesimo secolo.
In quegli anni gli ebrei polacchi attraversavano un periodo di grandi angustie politiche,economiche ed anche spirituali in seguito alla disillusione subita per un presunto “messia” nella persona di Shabbatai Zevì che, dopo aver trascinato e illuso le folle, si era poi convertito all’ islamismo.
Si aggiunga a questa situazione storica, economica, psicologica tremenda anche una tendenza di certi rabbini dell’ epoca a dare soverchia importanza sia alla parte ritualistica, sia allo studio ed all’ erudizione talmudica.
Si può dire che il “chassidismo” divampò e si diffuse come un lampo, quasi come una rivalsa a questo stato di cose.
Iniziò come una rivolta dei “non istruiti” facendo prevalere le emozioni sull’ intelletto. Il rapporto con Dio, secondo il chassidismo, poteva avvenire attraverso preghiere gioiose, spontanee, accompagnate da canti e balli, meglio che con i rituali e lo studio.
Ai rabbini studiosi,eruditi e razionali si preferivano persone trascinatrici e carismatiche come il fondatore del movimento, soprannominato il Baal Shem Tov [= maestro del buon nome].
Emersero pure le figure degli Zaddikim, uomini giusti,perfetti, le cui parole non potevano essere messe in dubbio perché i discepoli credevano in loro e nella loro vicinanza con Dio.
I chassidim furono in contrasto con i rabbini più colti ed intellettuali ma, con il passare degli anni, queste due tendenze rinunziarono al loro estremismo :i chassidim riconobbero l’ importanza dell’ ordine tradizionale mentre i loro oppositori riconobbero al chassidismo un’ anima ricca di fantasia, poesia e umanità.
Gli effetti del chassidismo sono sopravvissuti fino ai giorni nostri. Rabbini carismatici, eredi spirituali del Baal Shem Tov,si trovano ancor oggi a New York come a Gerusalemme ed in altre città, ed ancor oggi con il loro ascendente raccolgono intorno a sé masse di fedeli.
Alcuni di questi gruppi, per “segnalare” anche esteriormente la loro ideologia, si vestono con abiti che erano di moda nella Polonia del 1700 .barracani neri, camicia bianca, grandi cappelli di pelliccia e, in ossequio ad una norma della Torà (Levitico 19, v. 17) restrittivamente interpretata, si lasciano crescere alle tempie lunghi e caratteristici boccoli (in ebraico peòt).
Quando pregano, anche il loro corpo accompagna la preghiera con movimenti ritmici ed inchini.
21) Perché siete sempre perseguitati?
Questa è una domanda che si potrebbe fare più propriamente a coloro che ci perseguitarono.
Comunque le motivazioni possono essere ricercate soprattutto in due direzioni:
a) In primo luogo per secoli la Chiesa ha condannato gli ebrei per non aver creduto in Gesù come Messia e figlio di Dio, e per averlo condannato a morte:l’accusa di deicidio fu “cancellata” solo nel 1965 ad opera della dichiarazione “Nostra aetate” , approvata nell’ ambito dei lavori del Concilio Vaticano II (propulsore di tale documento fu papa Giovanni XXIII).
L’ atteggiamento della Chiesa ha influito negativamente per secoli, creando un “humus” di negatività nei confronti degli ebrei.
b) Gli ebrei hanno sempre cercato di mantenere a tutti i costi la loro “ebraicità” cioè la loro identità ebraica.
Nei molteplici paesi in cui si sono trovati a vivere, hanno sempre rappresentato una minoranza, distinta dal resto della popolazione e, come capita per le minoranze, facilmente presa di mira in ogni occasione.
22) E’ vero che gli ebrei erano usurai?
Questo è uno degli stereotipi negativi riguardo gli ebrei.
L’origine storica è questa: nel medio evo moltissime professioni e mestieri erano vietati agli ebrei, come pure il possedimento di terreni.
Gli ebrei potevano esercitare pochissime attività fra cui : commercio soprattutto di abiti usati, medicina, prestito di denaro ad interesse,che era invece precluso ai cristiani, e poche altre.
Gli ebrei si orientavano necessariamente verso questi sbocchi lavorativi.
I “prestatori di denaro” erano oltretutto molto richiesti dai nobili e dai signori delle varie città e rappresentavano - nell’ economia di una città o di uno stato – quello che oggi rappresentano le banche.
Quando queste restrizioni vennero meno, gli ebri si dedicarono ad altre svariatissime attività (scienze, musica, etc.), ma lo stereotipo negativo continuò.
23) Perché dentro la sinagoga non si vede nessuna lampada a sette braccia che è così importante per gli ebrei?
La lampada a sette braccia (Menorà) era un prezioso arredo del Santuario mobile costruito durante gli anni di peregrinazione nel deserto e si trovava proprio davanti alla zona più importante che racchiudeva le Tavole della Legge. La sua forma era stata dettagliatamente prescritta dal Signore che aveva dato tutte le prescrizioni per la costruzione di detto Santuario (Esodo 25, vv. 31- 36).
Quando poi venne costruito dal re Salomone il Tempio di Gerusalemme, la Menorà fu posta lì.
Quando il Tempio di Gerusalemme venne distrutto dall’ imperatore romano Tito, la Menorà venne presa come bottino di guerra. Sull’ arco di Tito a Roma si può appunto vedere la scena del trionfo di Tito, con i prigionieri e la Menorà al seguito del vincitore.
Da quando non c’ è più il Tempio, non c’ è neppure più la Menorà e proprio per sottolineare la differenza tra sinagoghe e Tempio ( vedi risposta 16 ), non si mettono in sinagoga lampade a sette braccia. La Menorà è diventata praticamente un oggetto simbolico e modellini di Menorà vengono usati come soprammobili, senza però avere più un valore nello svolgimento di alcuna funzione.
24) Che cos’è la cabala?
La cabbalà è un’ antichissima corrente mistica che comprende un complesso di dottrine esoteriche volte ad indagare ed a dare spiegazioni su temi quali la natura di Dio, le modalità della creazione, la natura dell’ anima e dell’ universo, il significato del bene e del male, la funzione della preghiera e così via.
La cabbalà ha avuto vari centri di diffusione, fra cui la Spagna (XIII e XIV) e, in seguito alla cacciata degli ebrei dalla Spagna nel 1492, la città di Safed in Galilea in cui emerse il grande cabalista Isaac Luria.
Un testo fondamentale della cabbalà è lo “Zohar” [ = “splendore” ].
I cabalisti non si allontanano dalla Torà, ma ne propongono nuove chiavi interpretative al fine di raggiungere e svelare i significati e gli aspetti più “nascosti” del testo sacro.
Ad esempio uno degli approcci interpretativi si basa sul fatto che ogni lettura ebraica corrisponde ad un valore numerico. Un indagine approfondita ed a volte audace sulle lettere e le parole usate nel testo, la loro ripetizione, la loro vicinanza o lontananza, etc. ed il valore numerico corrispondente, apre le porte a nuove e inaspettate interpretazioni.
I seguaci delle dottrine cabbalistiche costituiscono un gruppo in seno all’ ebraismo ufficiale. Pur avendo avuto oppositori nel corso dei secoli, hanno però sempre fatto parte dell’ ebraismo, non essendo questo legato a dogmi (vedi domande 1 e 17).
La loro influenza si è sentita soprattutto nella liturgia, avendola arricchita di canti e inni. I cabalisti hanno forse anche influenzato la nascita del chassidismo (vedi domanda 30).
Non hanno invece avuto influenza sulle norme di vita ebraica (halachà).
L’ interpretazione “numerica” ha dato adito a degenerazioni e a volgarizzazioni varie anche in campo non ebraico (magia, sogni, amuleti) che hanno nuociuto non poco alla conoscenza della cabbalà teorica e speculativa.

Nedelia Tedeschi
ADEI - WIZO
Sezione di Torino – 1991