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nissanDi Rav Alberto Sermoneta

“Questo mese sarà per voi il capo dei mesi, sarà il primo fra i mesi dell’anno”.
Ogni calendario, di qualsiasi cultura sia, deve avere un momento di partenza, un punto fisso di riferimento, da cui far partire la numerazione degli anni.

Quando si dice “calendario ebraico” e naturalmente il suo capodanno, di solito ci si riferisce a Rosh ha shanà, cioè il primo di tishrì, quel giorno in cui, secondo la tradizione ebraica si suona lo shofar, si dice una cosa inesatta perché quello non è il capodanno ebraico ma è il giorno in cui secondo la tradizione talmudica, sarebbe comparso il primo uomo sulla terra.


Potremmo per cui definirlo il compleanno dell’uomo, ossia un “capodanno universale” una ricorrenza che non riguarda esclusivamente gli ebrei, ma tutta l’umanità.
Ogni popolo invece, una sua origine il punto di partenza della sua storia, e per il popolo ebraico, la storia inizia in Egitto al tempo dei faraoni, quando gli ebrei erano sottomessi alla sua schiavitù.
Al capitolo 12 dell’Esodo, viene narrata la preparazione ad uscire dall’Egitto, dopo che le dieci piaghe si erano abbattute sull’Egitto e sugli egiziani. E’ per ciò che la Torà definisce quel mese il primo mese dell’anno, in quanto in esso avviene l’inizio della storia di un nuovo popolo, un popolo libero: il popolo di Israele.
Possiamo così definire che l’anno ebraico inizia con il mese di Nissan.
La parola Nissan, ha un’origine dal termine Nes- miracolo, in quanto in esso, in tutto il mese si celebra l’evento più miracoloso della storia del nostro popolo: l’uscita dall’Egitto, ma soprattutto l’acquisizione della libertà assoluta.
Il mese di Nissan è definito dalla tradizione talmudica, il mese della redenzione in quanto, come il popolo di Israele è stato redento dalla schiavitù in Egitto al tempo di Mosè, così sarà redenta l’intera Umanità durante questo mese.
E’ per questo motivo che Nissan è un mese particolare: in esso bisogna comportarsi come non avviene in nessun altro mese dell’anno, a proposito di manifestazioni quotidiane.
Nel mese di Nissan, sempre secondo il racconto biblico (Esodo cap. 40 v.v. 2 e seg.) è stata completata l’opera della costruzione del Mishkan, il Tabernacolo mobile del deserto e dal primo giorno del mese sono iniziate le cerimonie per la sua inaugurazione, durata dodici giorni.
Durante tutto il mese ci si astiene da qualsiasi forma di manifestazione luttuosa, come ad esempio la celebrazione di un limmud- studio in memoria di una persona scomparsa, e persino la celebrazione di un funerale deve avvenire nel modo più sostanziale possibile, omettendo ogni forma di preghiera penitenziale e, cosa basilare per questa cerimonia, l’esped ossia l’elegia che si fa in onore del morto- quasi come se tutti i giorni del mese fossero festivi.
Tutte le preghiere di supplica che quotidianamente si recitano nelle preghiere mattutine e pomeridiane (shachrit e minchà), vengono omesse per tutto il mese, ci si astiene, se non esclusivamente per un funerale, dal recarsi in visita al cimitero e nei casi in cui è previsto, è proibito digiunare.
L’unico digiuno previsto nel mese di Nissan è quello dei primogeniti, come forma di ringraziamento al Signore per aver risparmiato i primogeniti ebrei, nel momento in cui quelli egiziani morivano durante la decima piaga.
Anche per questo digiuno però vi sono delle facilitazioni, cioè si dà la possibilità di non terminare il digiuno e quindi non entrare nella festa in condizioni di tristezza.
E’ per questo motivo che i Maestri d’Israele hanno istituito una cerimonia che avviene al termine della preghiera mattutina della vigilia di Pesach, o negli anni come questo, anticipato al giovedì, che si chiama sijum massachtà.

Che cosa è il sijum massachtà
La parola ebraica sijum, deriva dal verbo le-sajem che vuol dire completare, finire; mentre il termine massachtà, in aramaico vuol dire trattato- ossia il completamento di uno studio di un trattato talmudico, che solitamente avviene nel corso di un anno.
I nostri maestri hanno stabilito che ogni ebreo ha il dovere di studiare la Torà ogni giorno, tanto che quando saremo al cospetto del giudizio divino, uno dei requisiti per il nostro accesso all’olam ha ba, in quel mondo dove risiedono le anime dei giusti, sarà quello di quanto tempo abbiamo dedicato allo studio.
Kava’ta ittim la-torà- ai fissato dei tempi per lo studio della Torà? Questa sarà la prima domanda che ci verrà posta.
Per questo motivo, i chachamim hanno codificato che bisogna studiare ogni giorno almeno un foglio di Talmud: il famoso daf jomì.
Studiando un foglio di Talmud ogni giorno si riesce a completare nell’arco di un anno, un trattato intero e la fine dello studio del trattato è considerata una grande mizvà ed è per questo motivo che è previsto per questa occasione un banchetto, chiamato se’udat mizvà ossia banchetto di mizvà.
Chiunque assiste a questo momento, cioè al completamento dell’ultima parte del trattato è coinvolto nella festa, allo stesso modo di chi assiste ad una milà, a un matrimonio o ad altri lieti eventi considerati importanti per la tradizione ebraica.
Quest’anno lo studio fatto è il trattato di berachot, cioè il primo trattato della Mishnà e del Talmud che solitamente si usa studiare.
Il trattato verte, secondo quello che il nome stesso fa intendere, di tutto ciò che riguarda non soltanto le benedizioni da recitare durante il giorno, in quale momento del giorno, a che proposito ecc. ma anche dell’obbligo della recitazione delle tefillot, dell’importanza di esse, dell’orario in cui debbono essere recitate e come si recupera alla loro omissione.
Vedremo insieme poi, come il Talmud affronta le varie problematiche e come si conclude il trattato.
Con la festa di Pesach, iniziano altri momenti particolari dell’anno ebraico:
il primo giorno, durante la recitazione del Musaf, si recita una breve preghiera in cui si tralascia la recitazione nella amidà della formula mashiv ha ruach u-morid ha gheshem, formula con la quale ricordiamo al Signore Iddio che d’inverno ”fa soffiare il vento e fa scendere la pioggia” caratteristica prettamente invernale e si inserisce quella in cui si dice morid ha-tal, “che fa scendere la rugiada” caratteristica climatica della stagione estiva.

Queste due formule vengono alternate al cambio delle due stagioni preponderanti, più precisamente esse vengono cambiate il primo giorno di Pesach, periodo in cui solitamente inizia la primavera ed è anche l’avvio delle tre grandi solennità e a sheminì azzeret, ultimo giorno delle festività autunnali.

Dalla seconda sera di Pesach, si inizia il conteggio dell’omer, l’omer era un'unità di misura al tempo in cui esisteva il Tempio di Gerusalemme.
Durante questo periodo, dalla seconda sere di Pesach alla vigilia di Shavuot, doveva essere offerto al Tempio un omer di orzo, come ringraziamento al Signore per aver concesso un buon raccolto. Infatti proprio in questo periodo stagionale avviene la mietitura del grano e dell’orzo.
Oggi non esistendo più il Tempio di Gerusalemme, non abbiamo più il dovere di questa offerta, ma vige l’uso di ricordarla attraverso il conteggio dei giorni che è preceduto da una benedizione: benedetto Tu o Signore nostro D-o re del mondo che ci ha santificati con le sue mizvot e ci ha comandato il conteggio dell’omer.
Questa benedizione può essere recitata esclusivamente da chi ha contato sempre i giorni dell’omer senza mai interrompere.

Tuttavia anche se abbiamo detto che il mese di Nissan è un mese di gioia, il periodo che va dalla fine di pesach al trentatreesimo giorno dell’omer è considerato di lutto, (alcuni usano non considerarlo lutto fino al termine del mese di Nissan).
Si racconta nella Mishnà che un grosso numero di discepoli di Rabby Akivà, uno dei maestri più famosi nella storia del popolo ebraico, morirono a causa di una forte epidemia che li colpì alla gola, come punizione per un comportamento reciproco poco riguardoso. La pestilenza cessò proprio il giorno di lag ba-omer ossia il trentatreesimo giorno dell’omer.
Durante questo periodo è proibito celebrare matrimoni, partecipare a feste mondane, indossare capi vestiari nuovi e tagliarsi i capelli e la barba.
Con il miracoloso evento della ricostituzione dello Stato di Israele ed il riconoscimento da parte delle Nazioni unite, avvenuto proprio in mezzo a questo periodo, il rabbinato centrale di Gerusalemme ha permesso molte facilitazioni ed alleggerimenti al lutto, come ad esempio la permissione di tagliarsi i capelli o indossare capi vestiari o fare feste, in concomitanza di questa festa considerata di grande importanza.

Il settimo giorno di Pesach è chiamato jom ha emunà – il giorno della fiducia; in questo giorno si legge il brano di Torà in cui viene narrato l’episodio del passaggio del Mar Rosso e quello immediatamente precedente, in cui è narrata la situazione del popolo ebraico, che si trovava fra il mare da un lato e l’esercito egiziano che ormai l’aveva raggiunto.
A questo punto, Mosè rivolge al popolo un discorso rassicurante dove viene indirizzata al Signore ogni speranza di salvezza. Il testo prosegue dicendo: “ed ebbero fiducia del Signore e di Mosè suo servo” provocando così il merito di attraversare il mare all’asciutto, salvandosi dagli egiziani che perirono tutti annegati.
Dicono i Maestri che il merito della fede in D-o e in Mosè li fece salvare ed è per ciò che questo giorno è chiamato così.
Il 27 di Nissan, è jom ha shoà- il giorno in cui vengono ricordati e commemorati tutti i morti della Shoà.
In realtà, l’origine di questa giornata, sta nel ricordo della conclusione della drammatica rivolta del Ghetto di Varsavia, eroica ribellione degli ebrei residenti nel ghetto di Varsavia contro il regime nazista, il cui drammatico epilogo avvenne con l’eroica morte di costoro che inflissero un duro colpo agli oppressori.
Il mese di Nissan si conclude con il Rosh Chodesh che cade al trentesimo giorno di esso, poiché la durata del mese è appunto di trenta giorni.
Sia la volontà dell’Eterno che cessino tutte le disgrazie del popolo di Israele e con l’ingrasso del mese di Nissan inizi l’epoca della gheullà shelemà – la redenzione completa.