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Di Rav Alberto Sermoneta

Questo shabbat leggeremo il terzo capitolo dei pirkè avot; alla terza mishnà (quarta secondo alcune edizioni) troviamo una massima a nome di Rabby Shim’on (Bar Yochai), il quale sostiene che:
“tre persone che hanno mangiato insieme sullo stesso tavolo e non hanno detto (durante il pasto) nemmeno una parola di Torà, è come se avessero mangiato dei sacrifici offerti ai morti, secondo ciò che è detto : tutte le mense che sono senza D-o sono ricolme di sterco e vomito (Isaia 28)”.


Però tre persone che hanno mangiato sullo stesso tavolo ed hanno parlato di Torà è come se avessero mangiato dal tavolo divino, secondo ciò che è detto: “ed il Signore mi disse – questo è il tavolo che si trova davanti al Signore”.
Da questa massima si impara la regola dello “zimun” ossia l’invito a recitare la birkat ha mazon, che si fa quando si è almeno in tre uomini seduti a mangiare; da cosa si ricava ciò?
Dal fatto che è detto che hanno mangiato e non che mangiano (cioè al passato e non al presente) e dal fatto che la massima dica “sullo stesso tavolo” ossia debbono fare l’azione di mangiare nello stesso momento.
Da ciò si torna a ribadire che l’importanza del tavolo dove si mangia è di rilevanza assoluta; in quanto, sia in senso negativo – dove non si è parlato di Torà, è paragonata all’altare dei sacrifici dei morti, che in senso positivo – paragonata alla tavola divina.
Quindi l’azione del mangiare, ci può far essere simili agli animali o ci può elevare ad alte sfere, a seconda del nostro comportamento.
Come ebrei noi abbiamo il dovere, di fare di una azione materiale, un qualcosa di particolarmente sacro.