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Di Rav Alberto Sermoneta

Nella tradizione della Mishnà, non troviamo mai alcun accenno a benedire in occasioni in cui si vede il sole nel momento dell'inizio del suo ciclo, né per altre eventi straordinari della natura, né per la creazione di altri astri, come invece facciamo la mattina nella preghiera di shachrit (Barukh...jozzer ha meorot).

La prima volta che sentiamo parlare di benedizione del sole è nella Tosaftà (berakhot) in cui è detto:
“Come si benedice quando si rinnova il ciclo della luna, così si benedice per il rinnovamento del sole una volta ogni ventotto anni, poiché questo è un grande ciclo, per il periodo del sole che ritorna al punto iniziale in cui si trovava nel momento della Creazione del mondo”.
Rabbi Jehudà dice: "Chi recita una benedizione per il sole, segue una via estranea". L'espressione "una estranea" è stata interpretata dai commentatori come "via eretica", e da ciò sembrerebbe risultare che Rabbi Jehudà non accettasse l'opinione di coloro che recitavano questa benedizione per timore che arrivassero all'idolatria. Vi è però, chi spiega che Rabbi Jehudà intendeva riferirsi a coloro che recitavano sì, la benedizione, ma non nel momento per essa stabilito. Comunque stiano le cose, sembra che anche Rabbi Jehudà Ha-Nasi; il redattore della Mishnà (e cioè non il Rabbi Jehudà ricordato nella Toseftà) ritenesse che non si debba recitare una benedizione per la creazione del sole e per questo motivo non ne avesse inserito la norma nella sua Barajtà citata dal Talmud babilonese (Berakhot 59 b) "Chi vede il sole nel suo periodo ecc. dice: Benedetto colui che compì l'opera della creazione".(Emanuele Artom “Alef Dac” marzo-maggio 1981)
Nel Talmud è detto: “Chiunque veda il sole nella sua epoca, dice Benedetto Colui che fece l'opera creativa”... e quando avviene ciò? Dice Abbajè, ogni ventotto anni ritorna il suo ciclo e il periodo di nissan cade in Saturno al momento del tramonto del sole di martedì al principio della notte di mercoledì”.
Per capire l'espressione di Abbajè, bisogna rifarsi alla descrizione dell'opera creativa nel libro della Genesi, in cui viene narrata la creazione degli astri in cui è detto:
E il Signore disse, vi siano luminari nella distesa celeste che servano a distinguere il giorno dalla notte...; ...e il Signore fece il luminare più grande per dominare di giorno e quello più piccolo per la notte e tutte le stelle...e fu sera e fu mattina il quarto giorno”.
Quindi l'opinione di Abbajè è quella di recitarla nel giorno esatto della settimana in cui esso fu creato- il quarto giorno, cioè il mercoledì.
Il Rashì commenta dicendo che il momento è al tramonto del sole del martedì, quindi l'inizio del mercoledì quando domina il segno di Saturno.
Nello Shulchan 'Arukh orach chaim cap. 229 parag.1 è detto:
“Chiunque veda il sole il mercoledì di mattina dica Benedetto Colui che ha fatto la Creazione” ; si intende nel venttottesimo annodel periodo sopra menzionato.
Il Maharil ordina di annunciare la sera della vigilia di questo evento, di essere attenti l'indomani mattina; chiunque veda il sole nel suo spuntare deve recitare la benedizione.
Il Ramà (rabby Moshè Isserles) aggiunge, dicendo di essere molto attenti al non far passare la terza ora, poiché dopo di ciò il sole si è spostato da quel luogo.
Rabby Y. Amadin sostiene invece che è possibile recitare la benedizione fino a mezzogiorno.(fine del suo commento al Meghillat ta'anit),
Nella sua opera Dagul merevavà, egli scrive: “così feci nell'anno 5545, quando non è splenduto il sole fino ad un'ora prima del mezzogiorno e quindi ho benedetto con Nome e Regno (A' Elohenu melekh ha 'olam)
Durante la benedizione si deve vedere il sole ed il cielo deve essere completamente privo di nubi, ma se c'è soltanto una nuvola che però non copre il sole la si dica ugualmente.
La benedizione va detta alla presenza di un pubblico numeroso, visto l'importanza dell'evento che si ripete una volta ogni ventotto anni.
E' uso recitarla subito dopo il Kaddish Titkabal della preghiera del mattino che si dice dopo Ashrè e uvà le Zijon.