Questo sito usa i cookie di terze parti per migliorare i servizi e analizzare il traffico. Le info sulla tua navigazione sono condivise con queste terze parti. Navigando nel sito accetti l'uso dei cookie.

Di Rav Alberto Sermoneta

La poesia "lekhà dodì" come si è detto la scorsa settimana è il brano principale della raccolta di salmi dedicati all'accoglienza dello Shabbat, chiamati kabbalat Shabbat. Essa esalta l'amore del popolo ebraico che si accinge ad accogliere la sposa, che è lo shabbat.

Le varie strofe che la compongono, contengono frasi della Torà, ma soprattutto dello shir ha shirim, poema amoroso in cui il pastore (D-o) innamorato della pastorella (il popolo di Israele) esprime nei suoi confronti frasi e manifestazioni d'amore profondo.
La prima strofa, dopo il ritornello - lekhà dodì - inizia con le parole: "shamor ve zakhor be dibbur echad - osserva e ricorda, sono pronunciate con un'unica espressione...". 
La prima lettera "sh" è la lettera con cui inizia il nome dell'autore "Shelomò".
La strofa si riferisce al quarto comandamento: quello del l'osservanza dello Shabbat.
Nelle due versioni dei Dieci Comandamenti, troviamo scritto: nella prima (Esodo 20)"zakhor et iom ha Shabbat le kaddeshò - ricorda il giorno del sabato per santificarlo" mentre nella seconda versione (Deuteronomio 20) invece è scritto "zakhor et iom ha Shabbat le kaddeshò - ricorda il giorno del sabato per santificarlo". I commentatori si domandano il motivo di questa differenza e a questo spiegano dicendo che la potenza divina, nel pronunciare questo comandamento ha emesso in un'unica espressione entrambi gli imperativi: zakhor e shamor - ricorda e osserva. In realtà essi non esprimono una sola mizvà, bensì le due mitzvot che riguardano, sia la preparazione allo Shabbat, sia l'osservanza di esso.

La hakhanat Shabbat - la preparazione allo Shabbat è altrettanto importante, perché prevede la pianificazione di tutto ciò che necessita per far sì che questa giornata acquisisca il valore di grande santità. La preparazione del cibo per i tre pasti sabatico, la sistemazione della casa, l'apparecchiatura della tavola e tutto il resto necessario.
Sin dal giovedì si incomincia a sentire l'atmosfera sabatica e, raccontano le storie popolari che i vecchi, nei vari ghetti si impegnavano persino il loro mantello per racimolare qualche soldo necessario ad acquistare il cibo per i tre pasti dello Shabbat.
Anche i lumi che si accendono di Shabbat sono due, in corrispondenza delle due mizvot: shamor ve zakhor.
Lo shabbat è uno dei segni "ot" che sanciscono l'alleanza "berit" fra D-o e il popolo ebraico: "benì uven bené Israel ot hi leolam - fra me e i figli di Israele è un segno eterno".
La strofa continua con le parole "A' echad ushmò echad - il Signore è unico e il suo nome è unico" ossia l'osservanza dello Shabbat è la testimonianza del patto stipulato fra D-o e noi ebrei alle pendici del Sinai.

Shabbat Shalom