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Di Rav Alberto Sermoneta

La parashà inizia con il racconto della morte di Sara a 127 anni e la sua sepoltura per opera del marito Abramo.Abramo cerca un pezzo di terra che deve essere appartato dalle altre tombe, e tale da potersi distinguere, ma soprattutto tale da indicare una propria individualità. Per questo è disposto a pagare una somma altissima.
Nel momento in cui, dai Chittei, gli viene data la possibilità di seppellire sua moglie in un luogo comune, proprio per essere autonomo e dare un segno prettamente ebraico di volontà nel seppellire i morti e rendere nel futuro la testimonianza di appartenenza, paga 400 sicli d’argento , cifra oltremodo importante per l’epoca di Abramo.


Questa è la prima di una lunga serie di testimonianze, che la terra di Israele è stata acquistata, pezzetto per pezzetto da coloro che l’hanno avuta cara e che nel passato come nel presente, il popolo ebraico ha dato la parte migliore di se stesso nel dimostrare amore per quella Terra.
Quando coloro che odiano Israele, il popolo ebraico, ci accusano di aver cacciato altri popoli, per poter vivere in quella Terra, dovremmo rispondere citando questo brano di Torà, ma soprattutto paragonandolo, a quello che è lo sforzo che le Istituzioni ebraiche nella Diaspora fanno da sempre, per continuare ad acquistare terreno, pagandolo proprio come Abramo con valuta pregiata, per avere una propria indipendenza di popolo ed un orgoglio personale di ebrei.

Shabbat shalom