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Di Rav Alberto Sermoneta

“Mikkez en kez” dicono alcuni ebrei! La parashà di Mikkez non ha fine.
In effetti questa parashà è molto lunga, è fra le più lunghe di tutta la Torà.
In essa si prosegue la narrazione della storia di Giuseppe che continua la sua vita in Egitto e ci mostra la brillante carriera di quest’uomo alla corte del Faraone, tanto da essere da lui nominato vice re per il suo spirito di iniziativa nei confronti del paese che lo ospitava.
Durante il suo incarico di vice re, Giuseppe rivede i suoi fratelli, i quali, a causa di una di una forte carestia che ormai da molti anni attanagliava i paesi vicini, scesero in Egitto per fare rifornimento di grano.
Giuseppe, pur riconoscendoli, non si fece a sua volta riconoscere e, anzi, li trattò da spie, scesi in Egitto per vedere la situazione del paese.

Molte furono le accuse che Giuseppe mosse contro i suoi fratelli, forse per vendicarsi di ciò che gli avevano fatto vendendolo alla carovana di Ismaeliti, o forse per vedere se realmente essi fossero cresciuti e maturati, per meritare un aiuto sostanzioso da parte sua.
E’ una parashà tanto lunga quanto appassionante e piena di amore. Infatti nonostante le controversie di questi uomini, lascia intuire un forte legame famigliare.
Non c’è dubbio : “il sangue non è acqua” e se in un primo momento i fratelli non riconoscono Giuseppe, provano un sentimento tanto profondo nei confronti di quest’ uomo in apparenza così duro, ma che in realtà lascia intravedere un forte spirito d’ospitalità, che difficilmente si può spiegare.
La storia e il racconto della parashà sono pieni di colpi di scena e bisognerà attendere ancora il prossimo shabbat per conoscerne l’epilogo.
Questo shabbat coincide con il terzo giorno di Chanuccà, perciò verranno estratti due sefarim, per leggere sul secondo, il brano del libro dei Numeri in cui si parla dell’inaugurazione del Mishkan – il Tabernacolo mobile del deserto.
A differenza delle altre sere, in cui si accende la chanucchijà dopo il tramonto, venerdì sera la accenderemo, prima di accendere le candele dello shabbat, cioè prima che tramonti il sole ( a Bologna ore 16,17 ) e non oltre. Per questo motivo anche l’inizio della tefillà di venerdì sera è anticipato alle ore 16,00 e non alle 19,30 come di consueto.
Sabato sera la chanucchijà dovrà essere accesa dopo l’uscita di shabbat ( a Bologna ore 17,23). Chi recita la tefillà in casa accende la chanucchijà soltanto dopo la havdalà.

Un cordiale Shabbat shalom e chag orim sameach