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Di Rav Alberto Sermoneta

Con la parashà che leggeremo questo shabbat, la Torà ci narra del miracoloso passaggio del Mar Rosso e quindi del definitivo abbandono della schiavitù egizia dopo 430 anni.
Il concetto di miracolo nella tradizione ebraica, è assai diverso da quello delle altre tradizioni religiose; esso non consiste nella diversità o sopranaturalità dell’evento: come l’apertura del mare in due (o come alcuni “capolavori” cinematografici ci hanno mostrato nei vari periodi), bensì nel momento particolare in cui esso necessita.
Ad esempio, nel caso specifico, non è stato un miracolo quello del passare all’asciutto in mezzo al mare, bensì quello di trovarsi con il mare all’asciutto, quando l’esercito egiziano aveva ormai raggiunto gli ebrei e stava per colpirli o riportarli indietro.

“En somekhim al ha nes – non ci si appoggia ai miracoli” insegnano i Maestri del Talmud! Ossia, non si fa di un miracolo il fulcro di una religione o di un credo.
L’azione divina nei confronti del popolo ebraico è sempre costante e, nonostante il cattivo comportamento del popolo, D-o non lo abbandonerà mai del tutto.
Si racconta, attraverso il testo della Torà che davanti al mare, con l’esercito egiziano che ormai aveva raggiunto il popolo, Mosè iniziasse a pregare D-o.
D-o risponde: “ma tiz’ak elai, dabber el benè Israel ve issau – cosa gridi a me, parla ai figli di Israele e partano!”
Il midrash racconta che la risposta divina è molto cruda: “I miei figli sono inseguiti dal faraone che li sta per riportare in Egitto e tu perdi tempo a pregare? Rivolgiti a loro e partano!” Ossia, adoperati affinché abbiano fiducia nelle tue parole. Ci sono momenti in cui la volontà di fare le cose deve superare persino la preghiera a D-o; non serve la preghiera sterile per affrontare situazioni difficili, ma la forza di volontà e la fiducia in D-o che ci assista nel superarle.
Se il popolo non fosse stato stimolato da Mosè e non avesse avuto fiducia in lui e in D-o di superare quel momento, probabilmente non sarebbe riuscito ad attraversare il mare all’asciutto.
Si racconta di un uomo che, tanta era la sua fiducia in D-o, che sicuramente avrebbe fatto qualcosa per salvare il popolo, che si gettò in mare ed iniziò a nuotare prima ancora che le acque si fossero aperte.
Infatti, a testimonianza di ciò, il verso con cui inizia la “shirat ha jam – la Cantica del mare” dice:
“…e il popolo ebbe timore di D-o ed ebbero fiducia di D-o e di Mosè suo servo…..”
La fiducia in D-o e in chi Egli prepone come Suo messaggero, sono fondamentali a superare momenti pesanti nel corso della storia.

Shabbat shalom