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Di Rav Alberto Sermoneta

Dopo aver trattato lungamente del modo di vita e della disciplina che il popolo ebraico deve tenere nel corso della sua vita sulla Terra di Israele, la Torà, in questa parashà si rivolge a coloro che avevano il compito di amministrare la vita ebraica di essi: i Cohanim – i Sacerdoti.
Essi, essendo i capi del popolo, come tra l’altro i Re (la Torà descriverà in seguito del loro comportamento), dovevano mantenere un atteggiamento comportamentale esemplare in mezzo al popolo, sia morale che fisico.
La Torà, proprio nella parashà di Emor, descrive tutte le condizioni fisiche che i cohanim dovevano avere o non avere per essere idonei al loro speciale compito.

Ci si domanda quale fosse il motivo di queste richieste minuziose (non dovevano essere gobbi, né avere malattie agli occhi, né i calli alle mani ecc.), che oltre ad una rigida disciplina morale che dovevano mantenere, li caratterizzava nel loro aspetto fisico.
A questo i Maestri rispondono che chi si trova a capo di un popolo, di una istituzione, ma soprattutto chi ha a che fare con il pubblico deve trovarsi in perfette condizioni fisiche, tanto da non essere né deriso per sue piccole imperfezioni fisiche, tantomeno per il suo comportamento.
Il Cohen che era continuamente a contatto con il pubblico, deve trovarsi in quelle condizioni; la mishnà aggiunge ancora di più, dicendo che esso doveva essere ricco, per non avere preoccupazioni e svolgere così i suoi molteplici impegni, ma doveva anche essere bello d’aspetto, tanto da incutere soggezione a chi gli era vicino.

Shabbat shalom