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Di Rav Alberto Sermoneta

Questo shabbat leggeremo la parashà di tazri’a che si occupa della problematica della lebbra, malattia misteriosa che capitava all’uomo dopo aver avuto un atteggiamento scorretto nei confronti del suo prossimo, che lo rendeva non idoneo ad avvicinarsi alle cose sacre e che poteva abbattersi anche sui muri delle case.

E’ una problematica lunga e complessa, per il trattamento della quale era richiesta l’esclusiva competenza del Sommo Sacerdote, unico esperto a dichiarare una persona o una casa colpita dalla lebbra.
Fanno notare i commentatori che la Torà nella parashà precedente, quella di sheminì, si è dedicata alla kasherut o meno degli animali, mentre in questa si dedica alla kasherut (in questo caso all’idoneità religiosa) o meno degli uomini.
“Tutto deve seguire un ordine preciso” insegnano i nostri Maestri; siccome sono stati creati per primi gli animali e poi l’uomo, considerato il coronamento della Creazione, per quanto riguarda le regole di vita prima si tratta di quelle per gli animali, e poi quelle degli uomini.
Il midrash dà invece un’altra interpretazione dicendo che gli estremi alla fine si toccano: l’uomo è stato creato alla fine della Creazione; e questo può essere letto alla rovescia: ossia è stato creato all’inizio addirittura del caos primordiale.
Cioè, se il suo comportamento è consono alle regole di civiltà ed all’osservanza dei precetti-quindi kasher, può essere considerato creato come fine ultimo della Creazione, quindi essere privilegiato.
Viceversa, se si comporta in maniera scorretta, viene considerato come se appartenesse al caos primordiale e per tanto anche la zanzara, essere più piccolo fra gli animali, potrà dirgli di essere stato creato, dopo di lei.

Shabbat shalom