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Di Rav Alberto Sermoneta

La parashà di questo shabbat, ci narra di Balak re di Moav che, impaurito dalle guerre sostenute e vinte da Israele contro altri popoli, chiama Bilam- famoso e temuto profeta - stregone per maledire il popolo di Israele e per farsi fare profezie riguardo il futuro del suo popolo e di quello ebraico.
Sappiamo dal racconto biblico che nulla potè contro Israele poiché il popolo è costantemente protetto dal Signore Iddio: “lo taor et ha am ki barukh hu – non maledirai il popolo perché esso è benedetto”. Su tutto ciò che è benedetto a priori, la maledizione non ha effetto.
Ci troviamo davanti a due personaggi temutissimi dell’epoca: Mosè, profeta e Maestro del popolo ebraico e Bilam, profeta e stregone del culto pagano. Quali sono le sostanziali differenze fra i due personaggi?

Nell’ebraismo il concetto di profetismo è molto diverso da quello dei popoli pagani, forse anche rispetto alla moderna visione di profeta.
Mosè era l’uomo di D-o ; si rivolgeva al popolo per bocca Sua ed aveva il compito di spiegare al popolo gli insegnamenti divini, cercando d’ istradarli sulla giusta via.
Il Profeta di Israele non faceva presagi né positivi né negativi, ma si limitava a dire al popolo la sorte che gli sarebbe capitata in base all’osservanza o meno dei precetti della Torà.
Mosè, nonostante il suo importante incarico, era considerato pur sempre un uomo con tutti i suoi pregi e difetti, ma soprattutto si poneva dinnanzi a D-o e agli uomini in una condizione di massima umiltà: “…e l’uomo Mosè era molto umile fra tutti gli uomini della terra”(Numeri).
Per Bilam non era così: egli era potente e temuto dalle popolazioni pagane che lo rispettavano più per timore e paura, che non per il valore e la stima; era conosciuto per “le maledizioni” che lanciava a pagamento ogni qualvolta fosse chiamato:“….poiché ti onorerò moltissimo….” Se distruggerai attraverso i tuoi vaticini il popolo ebraico.
Un uomo del suo calibro, benché temuto, non può andare lontano, non può fare molta strada contro il volere divino!
Infatti, da ogni parte geografica egli si ponesse per vedere meglio l’accampamento di Israele e meglio maledirlo, le sue parole si tramutavano da maledizioni in benedizioni.
“Ma tovu ohalekha Ja’akov, mishkenotekha Israel – come sono belle le tue tende oh Giacobbe e i tuoi Santuari Israel” questa è l’ultima maledizione-benedizione che rivolge al popolo, dopodiché viene cacciato da Balak che lo “rispedisce al mittente”.
I commentatori spiegano che le “Tende” simboleggino le scuole e i luoghi dove si studia Torà, mentre i “Santuari” i luoghi dove si prega.
Con lo studio della Torà, l’osservanza dei suoi precetti e le tefillot, il popolo ebraico sopravvive ad ogni tentata maledizione, proveniente da qualsiasi parte, anche da Bilam.

Shabbat shalom