Di Rav Alberto Sermoneta
“Dal momento che non avete avuto fiducia in me di santificato agli occhi dei figli di Israele, dunque non porterete questa congrega verso la terra che ho dato loro" (Bemidbàr 20;12)
Questa è la condanna definitiva per Moshè e per Aharon, che non entreranno nella terra di Israele insieme al popolo.
È forse questa la parashà più triste di tutta la Torà; in essa assistiamo alla morte di Miriam, di Aharon e al decreto che Moshè morirà senza condurre il popolo in Israele.
Secondo il midrash, la morte di questi tre personaggi simbolo del popolo, porta con sé la mancanza di valori fondamentali per il popolo stesso.
Miriam ebbe il merito di fornire l'acqua: attraverso un pozzo, conosciuto come “il pozzo di Miriam “, ella fece sì che il popolo non soffrisse la sete per tutti i quaranta anni di permanenza nel deserto.
Con la morte di Aharon invece, scomparve per sempre la Nube divina che dall'uscita dall'Egitto, guidò la strada del popolo attraverso il deserto.
Ed infine, la morte di Moshè, rappresentò il termine di un percorso di quarant'anni nel deserto. Un viaggio difficile, ma segnato dalla presenza divina costante che protesse il popolo in modo miracoloso.
Finì pure la discesa della manna, il cibo divino che provvide a sfamare il popolo durante il viaggio.
Ma siccome dopo ogni fine c’è sempre un nuovo inizio, c’è anche la garanzia di Eretz Israel e la certezza che tutto dovrà essere conquistato sia con l'aiuto divino, ma soprattutto con grande fatica per ogni ebreo che fa parte integrante del popolo, che per aver la sicurezza di mantenere il possedimento della Terra dovrà guadagnarlo attraverso i meriti legati all'osservanza della Torà e delle sue mitzvòt.
Shabbat Shalom