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Di Rav Alberto Sermoneta

La parashà di Mikkez ci racconta dei sogni del Faraone e della carriera fulminea di Giuseppe in Egitto, dopo averglieli interpretati.
Molti commentatori si chiedono cinicamente se Giuseppe, nell’interpretare i sogni del Faraone, non avesse approfittato a suo vantaggio per far carriera e, tentando il tutto per tutto, sfruttare queste doti a suo beneficio.
Tutto ciò è inaccettabile, perché l’atteggiamento di Giuseppe è integerrimo e ogni volta che parla, non perde mai l’occasione per mettere davanti a sé, la volontà divina.
Quando per la prima volta viene portato al cospetto del Faraone per interpretargli i sogni, Giuseppe si presenta come “un ragazzo ebreo” e tutto ciò che egli dirà non è altro ciò che il Signore comunica con il Faraone attraverso di lui.

Ci vuole un bel coraggio: un ragazzo di venti anni circa, che viene liberato dal carcere per interpretare dei sogni che turbano il Faraone, si presenta a colui che viene considerata la divinità per eccellenza dell’Egitto, dire di essere ebreo e che il Signore D-o (Unico) vuole mandargli dei messaggi per salvare l’Egitto. Questa è, secondo i Commentatori, la grande virtù di Giuseppe, il quale, non nasconde mai la sua vera identità, neanche davanti ad un uomo potente come il Faraone per gli egiziani.
Non c’è dubbio che tra la parashà e la festa di Chanuccà vi sia un forte nesso; i Maccabei, nonostante il marasma e la confusione di identità che si era creata sulla Terra di Israele, durante i cento anni di dominazione ellenica, non persero mai la loro identità di ebrei.
A differenza della maggior parte dei loro fratelli che per paura o per convinzione o per “moda” rinnegarono la loro identità ebraica, essi, a testa alta combatterono da eroi per salvare la Terra dall’invasore e ripristinare nel Tempio il culto monoteista.
Quale civiltà, non ebbe a che fare con i greci e finì per assimilare la loro cultura?
Ancora oggi, nel mondo occidentale moderno, risentiamo dell’influenza che i greci hanno lasciato ai paesi da loro invasi nel passato.
Ancora e soprattutto oggi, il culto della cura prettamente esteriore ha invaso i nostri costumi e si trasmette con una sacralità quasi assoluta.
I Maccabei rifiutarono tutto ciò a costo della loro vita, dimostrando al mondo che, con l’ideale della libertà, nel rispetto delle proprie tradizioni, si può convivere e confrontarsi con chi è diverso, senza ledere quelli che sono i diritti dell’esistenza altrui.
Shabbat Shalom