Di Marco Del Monte
Tradotto e adattato dal libro Imrè Noam, Parashat Ekev, Maamar dalet di Rav Yoram Abargel ZZ”L
Nella nostra Parashà è comandato: “E mangerai e ti sazierai e benedirai il Signore tuo D-o” (Deut. 8,10).
Da questo verso si deduce il comando di recitare la Birchat Hamazon cioè la Benedizione del pasto, dopo aver mangiato pane. La lettura di questa preghiera contiene molte benedizioni conseguenti alla sua recitazione. Una di queste consiste nel ricevere una grande abbondanza di Parnassà (sostentamento). Questa conseguenza deriva dalla Kavvanà, cioè intenzione o concentrazione che si mette nella lettura della Birchat Hamazon, come riporta il sefer Hachinuch (Mitzvà 430): “Chiunque è attento alla recitazione della Birchat Hamazon, avrà il suo cibo disponibile con dignità per tutti i suoi giorni”. Non a caso il versetto della Torà, precedente al comando della Benedizione del Pasto citato all’inizio è: “Una terra dove mangerai pane senza limiti, dove non ti mancherà nulla (Deut 8,9) cioè proprio grazie al fatto di mangiare pane e di compiere la mitzvà della Birchat Hamazon, “non ti mancherà nulla”. Un ulteriore benedizione è conseguente alla lettura della Birchat Hamazon e cioè quella di essere protetti da ogni danno, come deducono i chachamim dal fatto che non è presente nelle prime tre berachot della Birchat Hamazon ( quelle comandate dalla Torà) la lettera “Pè finale”, e quindi affermano che: “Chiunque reciti la Birchat Hamazon con intenzione, non avranno potere su di lui nè l’ira-Af, né la collera-Shetzef, né il furore-Ketzef (tutte parole che hanno una lettera Pè finale, la quale, non essendo presente nelle tre berachot suddette, va ad annullare la fora di queste tre potenze dannose).
Questo fu il merito che diede benedizione ad Avraham Avinu, nonostante la sua generazione era piena di idolatria e gente che faceva arrabbiare Hashem, Avraham riusciva a placare questa “rabbia Divina” nel momento in cui, dopo aver dato abbondantemente dato da mangiare ai viandanti, gli chiedeva di fare la Birchat Hamazon, quindi di benedire Hashem, come è scritto nel Talmud (sotà 10a): “Dopo che gli ospiti di Abramo mangiarono e bevvero, si alzarono per benedirlo. Egli disse loro: Ma avete mangiato da ciò che è mio? Piuttosto, avete mangiato dal cibo del D-o del Mondo! Pertanto, dovreste ringraziare, lodare e benedire Colui che ha parlato e il mondo è stato creato. In questo modo, Abramo fece sì che tutti invocassero D-o”.
In fine, secondo la Kabbalà, l’altra Berachà che deriva dalla recitazione della Birchat Hamazon è la ricezione di un grande flusso di energia spirituale che si riversa nell’anima, come è detto (Shaar Ruach Hakodesh 34,2): “il fondamento del Ruach Hakodesh-Spirito profetico, dipende dall’intenzione e concentrazione che una persona mette nel recitare le benedizioni sul godimento dei cibi (Birchot Haneenim), poiché attraverso queste benedizioni si annulla e allontana la Kelippà (letteralmente buccia, ma intesa qui come una parte di negatività) dal cibo rendendolo totalmente sacro e puro”, il quale venendo ingerito aumenta la potenza spirituale che è nella nostra anima. Se questo è vero per le benedizioni sul cibo in generale, le quali sono di ordinanza rabbinica, tanto più tutto questo accade nella Birchat Hamazon, ordinata dall Torà stessa. Da non dimenticare che la Torà usa anche i termini di “mangiare” e “bere” come paragone e metafora per lo studio e l’apprendimento della Torà. In sintesi, quello che succede qui, in questo mondo, è un riflesso dei Mondi superiori, quando mandi verso l’alto la berachà ricade verso il basso amplificata!
Buon Appetito e Buona Benedizione dal basso verso l’Alto e dall’Alto verso il basso!
Shabbat Shalom Umevorach!