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Di Moshè Marco Del Monte

Questo Shabbat leggeremo la parashà di Beshallach, la parashà dell’apertura del Mar Rosso, inoltre, quest’anno, il sabato sarà l’antivigilia della festa di Tu Bishvat o meglio Rosh Hashanà Lailanot, il capodanno degli alberi.

Non esiste il caso, infatti la parola “Caso-Mikrè” si può anagrammare, in ebraico, leggendo “Rak MeHashem” cioè il caso è solo un avvenimento causato da Hashem. Infatti, anche il nome di D.o “E-Lokim” ha lo stesso valore numerico della parola “Hateva” “La Natura”. Questo ci insegna che ogni evento naturale o sovrannaturale è sempre guidato da un intervento di D.o, rivelato o nascosto.
 A Tu Bishvat la natura si dischiude verso l’esterno, i boccioli chiusi dal loro involucro si aprono, ogni barriera che impediva al fiore di uscire e svilupparsi si infrange; così anche nel Mar Rosso, la barriera che bloccava il potenziale del popolo d’Israel viene aperta permettendo il nuovo sbocciare della Rosa, chiamata Israel (vedi Shir Shirim 2,2).
In realtà il vero ostacolo non era il mare, non era un fattore esterno, bensì interno, ed era proprio l’Emunà, la piena fiducia in Hashem. Proprio nella cantica del mare stessa è scritto, solo dopo l’apertura del mare e il passaggio all’asciutto, “Vayaminu BaAd.nai uvMoshè avdò” “E credettero in D.o e in Moshè Suo servo”, questa era la vera prova, ed è così anche per quel che riguarda lo svilupparsi della natura, proprio per questo la Mishnà e il Talmud iniziano proprio con l’ordine “Zeraim-Semi”, il primo dei sei, il quale viene chiamato Seder Emunà, l’ordine della fede. Chi semina, ara il terreno, irriga etc. ha sempre bisogno di una massiccia dose di fede affinché il raccolto sia proficuo, non è scontato che dipenda solo dall’azione dell’uomo. Così la parola “Emunà”, fede, fiducia, ha la sua radice nella parola “Amen”, la quale ha due significati: Il primo significa che sono d’accordo con quello che dici, come per esempio uno che dice una berachà e gli si risponde Amen ci si associa alla berachà stessa, contandogli come berachà che lui stesso ha pronunciato; La seconda accezione di Amen significa “così sia”, cioè nella parola Amen si racchiude il pensiero del Potenziale che si Realizza, la forte credenza della materializzazione di un pensiero o di una situazione che si immagina, un potenziale creativo Divino racchiuso nel pensiero, parola e azione dell’uomo. Non a “caso” la parola “Amen” ha il valore numerico di 91 come la Parola “Ilan” albero, richiamando proprio il concetto del capodanno dell’albero, quell’albero chiamato Uomo come scritto in Devarim 20,19, un albero rovesciato con le sue radici spirituali verso l’alto, verso Hashem, sul Quale riporre assoluta fede,  quella fede che solo Lui può rompere ogni barriera e realizzare anche l’apparente Impossibile, sia il naturale sia il sovrannaturale. Il valore 91 è anche la Ghematria dei due nomi di Hashem “Yud ke Vav Ke” “Adnut”, è anche il valore numerico della parola “Malach-מלאך” “Angelo” che a sua volta è una parola costituita dalle iniziali della frase “ כי אין מחסור ליראיו Ki en Machsor Lireav  ”
“Poiché nulla può mancare a coloro che Lo temono”.
L’augurio è che tutti possano confidare in Hashem e che Lui dischiuda ogni barriera, ogni ostacolo, ogni Mar Rosso e faccia passare ognuno di noi all’asciutto, da ogni schiavitù fino alla libertà.

Shabbat Shalom