Di Moshè Marco Del Monte
La discesa in Egitto e il periodo di schiavitù con la conseguente liberazione, è un concetto che ricordiamo giornalmente nelle tefillot: Zecher Lyziat Mitzraim- In Ricordo dell’uscita dall’Egitto; Ani H” E-lokechem asher hotzeti etchem meeretz mitzraim-Io Sono il Signore vostro D-o che vi ho fatto uscire dalla terra d’Egittto.
Di Rav Alberto Sermoneta
Con questa parashà inizieremo la lettura del secondo libro della Torà, che prende il nome da una delle prime parole con cui essa inizia: Shemot.
La parashà di Vaiggash, penultima del libro di Bereshit, troviamo scritte le seguenti parole:
"E questi sono i nomi dei figli di Israel che scesero in Egitto…. "
le stesse con cui inizia il nuovo libro.
Di Rav Alberto Sermoneta
Con la parashà di questo shabbat, inizia il secondo libro della Torà, che prende il nome proprio dalla parola con cui esso inizia: Shemot.
Dalla traduzione dei Settanta prima, e dalla Vulgata poi, il Libro è stato chiamato Exodus o Esodo, poiché nella sua gran parte, racconta gli episodi inerenti l’uscita del popolo ebraico dall’Egitto.
In ebraico però, il termine Shemot, significa “Nomi” poiché il libro si apre con l’elenco dei nomi dei figli di Giacobbe, che scesero in Egitto al tempo in cui il loro fratello Giuseppe era vicerè.
Di Rav Alberto Sermoneta
Se le ultime parashot di Bereshit, ci lasciano intravedere il buio della Diaspora e della schiavitù in Egitto, le prime parashot di Shemot, fanno intravedere la luce della liberazione da essa.
Infatti, con la parashà che leggeremo questo shabbat, Shemot, inizia il secondo libro della Torà, che prende il nome proprio dalla parola con cui inizia la parashà stessa: Shemot.
Nella parashà si legge tutto il dolore morale e la sofferenza dei figli di Israele, che da persone degne del massimo onore e rispetto del Faraone, soprattutto nei confronti di Giuseppe e della sua famiglia, divengono schiavi del nuovo Faraone che, temendo una sommossa generale, dove anche i figli di Israele avrebbero partecipato, preferisce assoggettarli alla schiavitù.
Di Rav Alberto Sermoneta
La parashà che leggeremo questo shabbat, prende il nome dal secondo libro della Torà che inizieremo a leggere proprio questa settimana: Shemot – Nomi.La traduzione dei “Settanta” prima e la “Vulgata”poi, ha ritenuto di chiamare Esodo questo libro, dando così con un nome diverso da quello della tradizione ebraica.Nel libro si narra dell’uscita del popolo ebraico dall’Egitto e delle numerose peripezie che esso dovette affrontare per raggiungere la libertà. Nell’Esodo vi sono comunque altri episodi che hanno a che fare con la nascita del popolo ebraico e che non sono legati alla sua uscita dall’Egitto.
Di Rav Alberto Sermoneta
Con questa parashà inizia il secondo libro della Torà, conosciuto con il nome di Shemot (nomi) o con il nome Esodo, dato dai Settanta.
In esso viene trattata la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù egizia.
Il libro inizia con la lettera ebraica VAV che grammaticalmente esprime una congiunzione; infatti, secondo l’interpretazione esegetica il libro di shemot sarebbe il seguito del libro precedente, bereshit, ma soprattutto viene a ricongiungersi alle parole con cui esso si conclude:“……il Signore si ricorderà in bene di voi e vi farà uscire da questo posto”.
Di Rav Alberto Sermoneta
Con la parashà di Shemot inizia il secondo libro della Torà, nel quale si narra la schiavitù del Popolo di Israele in Egitto, profetizzata da D-o ad Abramo e durata quattrocento anni.
Il libro di Shemot, tradotto dai Settanta con il termine Esodo, racconta la nascita del Popolo di Israele, dalla schiavitù egizia fino all'uscita e all'attraversamento del Mar Rosso e della donazione del Decalogo.
Viene anche narrato l'episodio del “vitello d'oro” e del conseguente perdono di quanti si erano resi conto della grave colpa di idolatria commessa e di Mosè, dopo aver rotto le Tavole della Legge intercede per salvare il popolo dalla totale distruzione.
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