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Di Rav Alberto Sermoneta

Lo Shabbat che precede la festa di Purim è il secondo dei “sabati segnalati” ed è conosciuto con il nome di Shabbat Zakhor.
In esso si leggono due sifrè Torà: nel primo si legge la parashà della settimana (nel caso di quest'anno quella di Tezzavvè) nel secondo sefer, invece si legge il cap.29 vv. 17-19 del libro del Deuteronomio, in cui si parla dell'obbligo di ricordare Amalek.
Amalek è stato il primo nemico del popolo ebraico, cioè colui che ha attaccato il popolo neonato, nelle sue retroguardie, colpendo donne, bambini, vecchi e malati.
Quest'atteggiamento inaugurato da Amalek, si è rivelato nel corso dei millenni di storia del nostro popolo un escamotage assai diffuso per colpire il popolo ebraico.
Da Amalek alla modernità, tutti coloro che sono stati i nemici più famosi del nostro popolo hanno usato questa tattica, per tentare lo sterminio degli Ebrei.

 
Ma chi era Amalek e perché la Torà ci comanda esplicitamente di ricordare il suo operato, “cancellando il suo nome da sotto il cielo di generazione in generazione per l'eternità”?
Spiegano i nostri Maestri, che Amalek e gli amaleciti, non sono un popolo qualsiasi, tanto meno un popolo in quanto tale.
Essi sono l'impersonificazione della negatività più assoluta; compaiono in ogni momento della storia in cui in mezzo al popolo ebraico c'è insicurezza nei confronti di D-o e di se stessi. Amalek si può sconfiggere soltanto con la riaffermazione dei valori forti della Torà che esorta all'unità di popolo.
Nell'episodio della guerra contro Amalek, Esodo cap.17 vv.8-13, brano di Torà che leggeremo nella preghiera di shachrit della mattina di Purim, si narra che fecero mettere seduto Mosè su di una pietra e Aharon da una parte e Chur dall'altra, gli tenevano le braccia sollevate, permettendo al popolo di ritrovare la sua fiducia e sconfiggere Amalek.
Perché proprio questi due personaggi?
A proposito di Aharon è detto di lui che “amava la pace ed inseguiva la pace” (mishnà trattato Avot)
non era quindi un combattente, cosa che invece era Chur.
Da ciò si impara che per sconfiggere un nemico, non ci vuole solo la spada, ma anche la volontà di ritrovare un po' di pace e armonia con se stessi, cosa che in quel momento storico, mancava ai figli di Israele.
L'ordine quindi di ricordare Amalek, predecessore di Amman e di tutti i nemici storici degli Ebrei, è
motivato dal fatto che egli è in agguato in ogni momento e pronto a colpire quando non vi sia più nel popolo una condizione morale degna della Torà e dei suoi principi.
Sostengono i nostri Maestri che è tanto importante questa Parashà che tutti hanno il dovere di recarsi in Tempio per ascoltarne la sua lettura nei minimi particolari in assoluto silenzio e chi non la ascolta, non esce dall'obbligo della festa di Purim.

Chag Purim sameach