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Di Rav Alberto Sermoneta

Questo shabbat (dopo l’interruzione di un sabato, dovuta alla festa di Pesach), riprenderemo la lettura ciclica della Torà con la Parashà di Kedoshim.
E’ interessante notare come, in questa parashà, la Torà si esprima in un modo inconsueto, riservato soltanto a momenti particolarmente salienti, quali la “promulgazione del Decalogo”.
Infatti, proprio all’inizio di essa “è scritto: ….dabber el col ‘adat benè Israel ve amartà alehem kedoshim tijù ki kadosh anì A’ Elohekhem” (parla a tutta la congrega dei figli di Israele e di loro siate santi perché sono santo Io il Signore vostro D-o).
C’è da notare due termini particolari: ‘adat (‘edà) e kedoshim (kadosh).
Gli interpretatori del testo fanno notare che questa parashà fu insegnata al popolo alle pendici del Sinai, nello stesso momento in cui furono dati i Dieci Comandamenti.

In effetti quando si parla di ‘edà si vuole intendere tutta la popolazione ebraica al completo, cioè uomini, donne e bambini; il termine è molte volte accompagnato dall’aggettivo kadosh – sacro, perché ogni volta che tutto il popolo viene riunito insieme, assume una condizione particolarmente sacra.
Allo stesso modo, il termine kadosh viene usato proprio dal Signore durante la manifestazione sinaitica, dove definisce il popolo, nel caso in cui avessero accettato la Torà: “mamlekhet kohanim ve goi kadosh” (reame di sacerdoti e popolo santo).
Leggendo attentamente tutta la parashà, si può infatti ritrovare l’essenza dei dieci Comandamenti, con l’interpretazione che il Signore Iddio da ad essi.
Uno in particolare colpisce il lettore; possiamo ritrovarlo al verso 3 del capitolo 19, in cui è detto:
“ogni uomo dovrà temere suo padre e sua madre ma i miei sabati dovrà osservare”.
Cerchiamo di capire cosa la Torà vuole insegnarci con questo enunciato;
Nel testo del Decalogo è detto: “onora tuo padre e tua madre” e ancora “ricorda il giorno del sabato per santificarlo”; sono questi due comandamenti ben distinti fra loro, anche se di eguale importanza (si trovano infatti scritti nella medesima tavola, uno dopo l’altro).
Allora dobbiamo fare un po’ di chiarezza, anche riguardo la sequenza di come appaiono scritti:
Decalogo – “ kabbed et avikha veet immekha” – “onora tuo padre e tua madre”
Parashat Kedoshim- “ ish immò veaviv tirau” – “ogni uomo dovrà temere sua madre e suo padre”
Quale è la differenza di impostazione di questo medesimo comandamento?
Nella prima versione è scritto “onora tuo padre” mentre nella seconda “temi tua madre”;
siamo umanamente portati sempre a temere di più la figura paterna, rispetto a quella materna, mentre siamo portati ad onorare di più nostra madre rispetto a nostro padre.
La Torà, facendo così ha voluto livellare i due ruoli; cioè anche se noi siamo portati a temere di più nostro padre, abbiamo invece il dovere di temere nostra madre allo stesso modo, come dobbiamo onorare nostro padre, allo stesso modo di come si onora la madre.
Tutto ciò per fare in modo che non vi sia alcuna distinzione fra le due figure.
Veniamo all’altro problema: “….ma i miei sabati dovrà osservare”.
C’è un “ma”, una condizione: cosa ci vuol dire la Torà con questo “ma”? Non è forse paragonabile, il rispetto dei genitori a quello del Signore e quindi anche dello shabbat?
Tutto ciò ha un senso se noi dovessimo imbatterci in genitori che pretendono la non osservanza dello shabbat e delle mizvot.
Questa non è una cosa impossibile, è avvenuto ed ancora avviene in alcune famiglie i cui figli hanno manifestato la volontà di osservare le regole della kasherut, dello shabbat ed altre, mentre i genitori si sono opposti con forza per dissuaderli da questa loro volontà.
E’ a costoro che la Torà si rivolge, in questo passo particolare; ed anche se la halakhà prevede che non bisogna mai mancare loro di rispetto, è indispensabile far notare che la Torà ci comanda di osservare le mizvot e quindi ogni ebreo ha questo dovere.
Per cui si può concludere che l’osservanza dello shabbat ha un forte legame con l’istituzione della famiglia, alla cui base vige il rispetto reciproco e soprattutto delle regole della Torà.

Shabbat shalom