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Di Moshè Marco Del Monte

Tra i vari argomenti della Parashà, troviamo le norme della kasherut. Ci si potrebbe domandare quale sia il nesso tra la costruzione del Mishkan e il servizio che veniva svolto al suo interno.

I Chachamim ci rispondono dicendo che il nostro corpo è chiamato Mikdash Mehat, un piccolo Santuario. Così come si descrive minuziosamente come costruire il santuario, e quindi la sua struttura, e tutto il necessario per eseguire il servizio interno, e quindi la sua dinamica, così Kadosh Baruch Hu sancisce per ogni yehudì la cura del proprio corpo nella sua forma esteriore (vedi Rambam su Hilchot Deot), così come si descrivono numerose leggi per quel che riguarda la parte interiore, interiorizzata del nostro corpo, come per esempio le regole della kasherut.  Ci si potrebbe domandare a questo punto quale sia il nesso tra il cibo materiale e l’anima spirituale? E’ scritto che l’anima vivente sta nel sangue, da qui la proibizione di cibarsi dello stesso, quindi, pensandoci bene, il metabolismo corporeo è quello che trasforma il cibo e lo veicola nel sangue stesso, così da creare un ponte tra materia e spirito; “Noi siamo ciò che mangiamo”, non sono stati i filosofi a scoprirlo, La Torà ce lo indicava già millenni fa. Quindi la scrupolosa attenzione per quel che riguarda ciò che è permesso o proibito mangiare, rappresenta la stessa dinamica interna del Mishkan. Ai nostri giorni, spiegano i maestri, non essendoci più né il Mishkan né il Bet Hamikdash, la tavola della persona è considerato il suo altare, e insegnano, inoltre, i chachamim, se qualcuno ha difficoltà nell’Emunà o nel capire la Torà o nel percepire l’emozione dell’osservanza delle Mitzvot, si controlli come prima cosa la sua alimentazione, potrebbe essere lo stesso cibo non kasher che entrando nell’anima, genera quella offuscazione di coscienza spirituale. Ed è così che ogni segno di Kasherut o di non Kasherut degli alimenti ha un significato profondo; Alcune di queste spiegazioni le ascoltai direttamente dal Rav Hamekubal David Menashe Z”L: I segni di Kasherut dei pesci sono le pinne e le squame: Le pinne rappresentano la forte personalità, non dobbiamo essere invertebrati; Le squame rappresentano il vestito del pesce, quindi il pudore, l’attenzione alla dignità nel vestirsi e soprattutto nel non mancare di pudore nel vestiario e nell’atteggiamento in genere; Gli uccelli proibiti, quelli rapaci e notturni: non è una qualità che si addice al popolo santo essere nella sua personalità “rapace”, aggressivo, cacciatore; I quadrupedi, ruminanti e con lo zoccolo spaccato: il ruminare rappresenta la costante riflessione che uno yehudì deve compiere in ogni suo piccolo atto, le quattro zampe rappresentano i quattro punti cardinali in cui è presente lo zoccolo spaccato, ovvero la possibilità di scegliere tra bene e male, la possibilità di avere libero arbitrio; Il divieto di magiare insetti, argomento così attuale eppure così antico, non renderete spregevoli le vostre persone. Kadosh Baruch Hu ha creato con infinita esattezza e precisione ogni singolo componente dell’universo ed in esso l’uomo, dandogli coì tanto onore dicendogli che se rispetterà queste regole potrà elevarsi ad uno status Divino, Kedoshim Tihiù Ki Kadosh Ani, siate santi per Io sono Santo, siate santi, siate Santuari, portate quelle berachot e quello spirito di pace che emanava dal Mikdash.

Shabbat Shalom