Questo sito usa i cookie di terze parti per migliorare i servizi e analizzare il traffico. Le info sulla tua navigazione sono condivise con queste terze parti. Navigando nel sito accetti l'uso dei cookie.

Di Rav Alberto Sermoneta

Nella parashà di zav si continua la carrellata delle offerte sacrificali che ogni ebreo doveva offrire al Tempio durante la sua vita e nelle varie occasioni.
L'olà era il sacrificio più cruento, che vedeva l'offerta di un intero animale che, dopo essere stato macellato, veniva posto sui tizzoni ardenti del mizbeach - l'altare dei sacrifici, tutta la notte fintanto che non fosse bruciato completamente.

L'altra categoria di sacrifici era il zevach - la libagione, che consisteva nell’offerta dell'ebreo al Tempio, per occasioni varie, come l’ espiazione od il ringraziamento per essere guarito da una malattia o per essere tornato da un lungo viaggio o una donna dopo aver partorito.
Tutto ciò aveva lo scopo di accontentare il desiderio dell'uomo di mettersi in comunicazione con D-o, limitando però una pratica piuttosto violenta, proprio come il sopprimere animali.
Il termine korban (sacrificio), deriva da una radice krv che vuol dire avvicinare: quindi il sacrificio era il mezzo di avvicinamento dell'uomo a D-o, sostituito dopo la distruzione del Tempio, dalla recitazione delle tefillot che, come per i sacrifici, debbono essere limitate a momenti singoli della giornata, facendo sì che un ebreo possa dedicare il resto di essa, a cose inerenti la vita di tutti i giorni, fra cui il lavoro e la famiglia.

Shabbat shalom