Di Rav Alberto Sermoneta
"Esh tamid tukad al ha mizbeach lo tichbé - Un fuoco eterno farai ardere sull'altare non lo spegnerai"
Entriamo così nello specifico dei sacrifici del Tempio: il korban che viene considerato il modo di comunicazione con il Signore ed è l'espressione della volontà di sottomettersi a Lui.
Il termine stesso "korban" deriva dal verbo "karav" avvicinare; era infatti il mezzo più efficace per avvicinare l'uomo a D-o. Era una pratica già nota nella società dell'epoca; l'originalità della Torà è quella di avere una misura cauta, anche con le offerte al Signore.
Il korban avveniva attraverso il fuoco che è l'elemento fondamentale per questa pratica, ma è per l'ebraismo anche il simbolo dell'eternità:
"un fuoco eterno farai ardere sull'altare non spegnerai". Il fuoco perenne del mizbeach - l'altare dei sacrifici, viene oggi sostituito dal ner tamid - lume eterno che arde ininterrottamente davanti all'aron, dove sono riposti i rotoli della Torà.
Esso simboleggia l'eternità della Torà, che come il fuoco, se alimentato costantemente non si spegne mai, così la Torà, se viene studiata sempre ed osservati i suoi precetti, garantisce eternità al popolo di Israele.
Questo shabbat è quello che precede la festa di Pesach ; in esso si commemora il "grande" miracolo dell'uscita dall'Egitto e quindi dell'acquisizione di quel bene universale che è la libertà.
In esso si usa spiegare e commentare tutte le regole inerenti la festa di Pesach e il seder, che da lì a qualche giorno, verrà celebrato.
Possa il Signore liberarci per sempre dalle nostre sofferenze, come ci liberò dall'Egitto, presto ai nostri giorni.
Shabbat shalom