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La parola significa letteralmente “posizione in piedi”, e dà il suo nome al momento centrale delle tre preghiere quotidiane. E’ detta anche shemoneh ‘esreh, cioè “diciotto benedizioni”.

Come dice la parola stessa, è recitata in piedi e con molta concentrazione, prima sottovoce da ognuno degli oranti, e poi ad alta voce dal chazzan. Durante la preghiera si volge il viso in direzione del Tempio di Gerusalemme, indicata di norma in sinagoga, ma anche in casa, da una piastra decorata detta mizrach, che significa oriente. La ‘amidah è anche detta tefillah, cioè preghiera per antonomasia.

A secondo del momento in cui si recita, la ‘amidah è composta da 18 o 19 benedizioni:

- Benedetto Tu, Signore, difensore di Abramo
- Benedetto Tu, Signore, che resusciti i morti (ai tempi futuri del Messia)
- Benedetto Tu, Signore, D-o santo
- Benedetto Tu, Signore, che concedi la conoscenza
- Benedetto Tu, Signore, che accogli la penitenza
- Benedetto Tu, Signore, che vuoi essere indulgente
- Benedetto Tu, Signore, redentore di Israele
- Benedetto Tu, Signore, risanatore dei malati del popolo di Israele
- Benedetto Tu, Signore, che benedici gli anni
- Benedetto Tu, Signore, che raduni i dispersi del Tuo popolo di Israele
- Benedetto Tu, Signore, che infrangli i nemici e umili i malvagi
- Benedetto Tu, Signore, Re che ama la la carità e la giustizia
- Benedetto Tu, Signore, costruttore di Gerusalemme
- Benedetto Tu, Signore, che dai vita alla salvezza
- Benedetto Tu, Signore, che ascolti la preghiera
- Benedetto Tu, Signore, che esaudisci nella sventura e rechi salvezza
- Benedetto Tu, Signore, che nella tua pietà farai la Tua residenza (Shechinah) in Sion
- Benedetto Tu, Signore, il cui Nome è buono e cui dobbiamo rendere omaggio
- Benedetto Tu, Signore, che benedici il Tuo popolo di Israele con la pace

Fonte: Elena Loewenthal, “gli ebrei questi sconosciuti”