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Il mese di Tishrì (...) è un mese denso di avvenimenti.
I primi due giorni cadde la riccorenza di Rosh Ha-shanah, capodanno ebraico.

Il decimo giorno cadde la ricorenza di Yom Kippur, giorno di riflessione, di penitenza e di richiesta di perdono a Dio per gli errori commessi durante l’anno.
Poi dal quindicesimo giorno del mese, si succedono le feste di Sukkoth, di Shemini Atzereth e di Simchath Torah, festività di gioia e la riconferma dell’impegno a studiare ed ad osservare la Torah.
L’inizio di un nuovo anno impegna ogni ebreo a meditare su quanto ha compiuto in passato, e su quanto intende compiere nell’anno, che sta per iniziare. Una meditazione densa di significato, che abbraccia tutti i sentimenti dell’uomo, e lo impegna al miglioramento e alla ricerca della purificazione in un’atmosfera di particolare santità; ma, in vista dell’anno nuovo, prende in considerazione anche il suo bisogno di essere felice e di gioire dei doni di Dio gli ha concesso.
Rosh ha-shanah e Kippur sono due momenti di grande solennità perché ci invitano ad arrestare per un momento il nostro affannoso cammino quotidiano, per riflettere sulla strada che stiamo percorrendo. (…)
Penitenza, espiazione, purificazione e perdono sono i quattro semi che piantiamo nel nostro cuore fra Rosh ha-shanah e Kippur (sono 10 giorni chiamati i 10 giorni di penitenza) perché durante l’anno diamo i loro frutti.

Fonte: Clara e Elia Kopciowski, “le pietre del tempo, il popolo ebraico e le sue feste”.