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Di Moshè Marco Del Monte

Nel racconto della Parashà della settimana troviamo molteplici processi e dinamiche psicologiche interessanti. “Kol Haposel bemumò Posel” “Chiunque afferma (costantemente) che qualcosa è invalido sta mostrando/invalidando quello che è il suo difetto”.

Già la Torà si mostra anticipatrice se non ispiratrice del concetto Freudiano di proiezione. Così afferma anche Rabbi Nachman di Breslev: “Ognuno che trova sempre il Male negli Altri in realtà è il proprio male che sta vedendo”. E così gli esploratori “screditarono presso i figli d’Israele il paese che avevano esplorato”, “E’ una terra che inghiotte i suoi abitanti”, “la terra dei giganti”, e aggiungono poi la frase “ai nostri occhi ci sembrava di essere come cavallette, e tali dovevamo sembrare ai loro occhi”, quindi l’autopercezione che una persona ha di sé traspare anche agli occhi di un esterno, oppure si può interpretare come quando sembra ai nostri occhi che gli altri pensino male di noi, in realtà è il nostro modo di pensare che si sta proiettando sugli altri, come molti hanno detto che puntando un dito verso l’altro di fatto ne puntiamo i restanti nella nostra direzione. Così anche nella Parashà di Tazria (Vaikrà 13,44) è scritto” Il sacerdote lo dichiarerà impuro a causa della lesione (tzaraat) che è nella sua testa, proprio nel suo pensiero afferma Rabbi Nachman, e quindi la soluzione per questo tipo di persone è l’isolamento, per evitare che riescano a trasmettere nella mente degli altri la negatività; ecco che gli esploratori causarono il pianto del popolo, quel giorno, secondo la tradizione era il 9 di Av, giorno in cui furono distrutti i due Bet Hamikdash. Quale conseguenza deriva da ciò? Il peregrinare 40 anni nel deserto, Israele viene condotto in un luogo in cui deve re-Imparare ad ascoltare la parola di D.o, e autopurificarsi dalle cattive credenze: Proprio il deserto, luogo di silenzio e di meditazione, è il luogo per poter esaminare le proprie azioni e poter crescere dall’insegnamento che deriva da questa autoriflessione, non a caso la parola Midbar- Deserto si legge anche come Medaber, colui che parla. Un viaggio per ritrovare se stessi. Fortunatamente Moshè intercede e riesce a far perdonare il popolo. Quanto è potente la forza del pensiero: “Tu sei laddove sono i tuoi pensieri, assicurati che i tuoi pensieri siano dove Tu vuoi essere”, afferma Rabbì Nachman nel suo libro “La sedia vuota”, e ancora insegna, “Pensa Bene ed andrà Bene”. I maestri della Mistica ci insegnano un principio meraviglioso: “En mizdavveg min sheenò beminò” “Non si unisce un qualcosa, se non qualcosa dello stesso tipo”, negatività porta negatività, ma anche Positività porta Positività!
Con l’augurio di imparare sempre a trovare il bene in ogni cosa affinché si attragga altro bene e berachà su tutti noi per sempre.
Shabbat Shalom