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Di Rav Alberto Sermoneta

"e ora cos'è che il Signore D-o tuo chiede a te? Nient'altro che temerLo ed osservare i Suoi precetti"
(Devarìm 10)
I Maestri, addentrandosi nel profondo di questa espressione della Torà, commentano
dicendo:

"non leggere MA - COSA, ma leggi MEÀ - CENTO".
Essi nel commentare il versetto della Torà, spiegano che per manifestare il timor di D-o, bisogna recitare meà - cento benedizioni al giorno.
Sembrerebbe estremamente riduttivo il concetto della Torà ed estremamente bigotto, mettere in confronto il timore verso il Signore D-o con la recitazione di cento benedizioni al giorno; e tutto il resto? Per capire l'interpretazione rabbinica, dobbiamo avere presente la magnificenza divina nel creare l'universo. Nei due racconti biblici della Creazione del mondo, dobbiamo comprendere che lo scopo divino è quello della creazione dell'essere umano; D-o crea il mondo in funzione dell'uomo e pone a sua disposizione tutto ciò che egli si trova attorno. Possiamo mangiare, bere, godere dei beni che ci circondano, rallegrarci del frutto della nostra opera, ma dobbiamo anche essere consapevoli che tutto, compreso la nostra esistenza, proviene dal Signore D-o e dalla Sua volontà.
La benedizione quindi, non è solo una raccolta di alcune parole, ma la riconoscenza a D-o per tutto ciò che ha fatto per l'uomo.
Per riportare questo discorso ad una dimensione più vicina a noi, dobbiamo pensare a ciò che noi facciamo nei confronti dei nostri genitori: essi ci hanno dato la vita; le nostre madri, nel metterci al mondo hanno sofferto un dolore fisico immenso, dopo averci tenuti in grembo per nove lunghi mesi. Essi ci hanno sfamati, lavati e puliti dai nostri bisogni corporali. Hanno pianto e si sono preoccupati per ogni nostra difficoltà anche piccola. Per questo motivo, abbiamo il dovere di essergli riconoscenti, non solo durante la loro vita, ma anche post mortem.
Le cento Berakhot che dobbiamo recitare tutti i giorni della nostra vita, non sono altro che la riconoscenza per ciò che il Signore ha fatto per noi continuando ad operare, in ogni momento.
Da quando apriamo gli occhi la mattina - e già per averli aperti - fino a quando ci corichiamo la sera - indenni da qualsiasi infortunio - abbiamo il dovere di riconoscerGli i miracoli che opera per noi.
È la vita di ognuno di noi, ad essere un miracolo e questo dobbiamo soltanto
riconoscerglieLo.
Shabbat Shalom a tutti voi
Rav Sermoneta