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Di Marco Del Monte

L’argomento principale della nostra parashà è la donazione dei Dieci Comandamenti. Secondo i nostri Chachamim tutta la Torà intera è racchiusa nei Dieci Comandamenti, vista quindi l’importanza di tale evento Hashem richiede al popolo una preparazione spirituale per poter essere adeguatamente pronti alla ricezione di tutte le Mitzvot.

A tal proposito il Pirkè Avot scrive che Moshè ricevette la Torà “dal” Sinai.
Nelle scritture sacre ogni virgola ha un valore ed un significato, ci si potrebbe dunque domandare cosa significhi il fatto che Moshè riceve la Torà “dal” Sinai, avrebbe forse dovuto scrivere che Moshe ricevette la Torà da Hashem, oppure ricevette la Torà sopra il Sinai, ma perché dal Sinai?
Dal punto di vista del Midrash, sappiamo che tutti i monti si offrirono affinché fosse donata la Torà su di loro, ma Hashem scelse proprio il Sinai data la sua modesta altezza: L’umiltà del Sinai fu il requisito che cercò Hashem per consegnare la Torà, e così anche in Moshè troviamo la stessa caratteristica; infatti, viene definito nella Torà “Vehaysh Moshe Anav Meod” “E l’uomo Moshè era il più umile di tutte le persone sulla faccia della terra” (Bemidbar 12,3). Moshè ricevette la Torà dal Sinai, cioè, ebbe il merito di ricevere la Torà a causa dell’umiltà, caratteristica che contraddistingueva sia lui sia il monte. Non a caso anche la spiegazione dal punto di vista della Ghematrià coincide con il Midrash: Il valore numerico della parola סיני Sinai (130) equivale al valore numerico della parola עני Anì (Umile). Inoltre, spiega Rav A.M. Somech nel suo commento al Pirkè Avot che il valore numerico di 130 è lo stesso della parola Sullam-Scala, per dirci che anche Yaakov nel suo famoso sogno ricevette già la Torà, simbolizzata dalla scala. La Torà costituisce proprio quella scala, con i suoi piedi ben piantati nel terreno ma la sua cima arriva fino al cielo: proprio chi si sente al livello del terreno può arrivare fino al cielo, e solo attraverso la Torà si può creare quel passaggio dimensionale che unisce Cielo e Terra, Spiritualità e Materialità, solo attraverso l’unione tra queste due categorie, come corpo e anima si può meritare la completezza della Torà. Quando il Pirkè Avot scrive che Moshè ricevette la Torà “Mi-Sinai” cioè dal Sinai, quella Mem che precede la parola Sinai ha valore numerico di 40: come 40 giorni e 40 notti del diluvio che servirono a purificare il mondo, a fargli i mikvè costituito da  una misura di almeno 40 Seà; come 40 giorni e 40 notti che Moshè prego Hashem; come i 40 giorni di Selichot; come la purificazione di Israel 40 anni nel deserto; come 40 settimane che occorrono per formare un essere umano nel ventre materno, quindi la Mem ci indica che per ricevere la Torà si deve essere molto umili, e questo fa parte di un processo di purità e completezza che porterà redenzione a tutto il mondo come è scritto in Masechet Sotà cap 9 Mishnà 15 ed è la base su cui Rabbi Chaym Luzzatto - Ramchal scrisse il suo famoso testo “Mesillat Yesharim” Il Sentiero dei Giusti.
Con l’augurio che ognuno di noi possa ricevere la Torà “tutti i giorni della (tua) vita”, i giorni della vita in questo mondo, “tutti” intendendo anche nel mondo futuro.

Shabbat Shalom Umevorach