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Di Rav Alberto Sermoneta

Ve elle Shemòt bené israel ha baim mizraima - E questi sono i nomi dei figli di Israele che vennero in Egitto" (Shemòt 1;1)
Ci sono varie opinioni sull'interpretazione di questo versetto.

Alcuni dicono che i figli di Israele - Giacobbe, giunsero in Egitto in settanta persone ma divennero un popolo numeroso; altri che, nonostante i figli di Giacobbe fossero tutti morti, i loro discendenti mantennero la tradizione dei loro nomi.
Un'altra spiegazione è quella che le lettere che compongono la parola "Shemòt" siano le iniziali di tre mizvot che legano fortemente gli ebrei alle tradizioni: Shabbat - Milà - Tefillin.

Nonostante la schiavitù, gli ebrei non abbandonarono mai queste tre mizvot, che legano il passato al presente e al futuro.
Lo Shabbat, ricordandoci la Creazione del mondo, mette l'essere umano in una posizione di rispetto dei diritti e dei doveri verso sé stesso, verso il prossimo, verso il regno animale.

La milà è il segno indelebile che è marchiato sulle nostre carni e che, ricordando il patto stipulato fra D-o e Abramo, fa si che si rinnovi con il nostro popolo, ogni qual volta nasca un figlio maschio.
I tefillin, simboleggiano il legame tra D-o e il popolo ebraico, che viene ricordato di giorno in giorno, ogni volta che ci accingiamo ad indossarli per rivolgerci a Lui e per chiedergli ogni necessità per vivere.
Sostengono i chakhamim che grazie all'osservanza di queste tre mizvot, il popolo meritò la liberazione dalla schiavitù e l'inizio del percorso verso la gheullà shelemà.

Shabbat Shalom