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Di Moshè Marco Del Monte

La discesa in Egitto e il periodo di schiavitù con la conseguente liberazione, è un concetto che ricordiamo giornalmente nelle tefillot: Zecher Lyziat Mitzraim- In Ricordo dell’uscita dall’Egitto; Ani H” E-lokechem asher hotzeti etchem meeretz mitzraim-Io Sono il Signore vostro D-o che vi ho fatto uscire dalla terra d’Egittto.

Perchè mai ricordarci nelle tefillot quotidiane più volte l’uscita dall’Egitto? La parola Mitzraim-Egitto può essere letta anche Metzarim-Difficoltà, Sofferenze; Ecco che il concetto di Egitto rappresenta un prototipo di ogni schiavitù personale e ogni sofferenza individuale, perciò il nostro cuore, giornalmente, invoca l’Eterno chiedendo di liberarci ogni giorno dalle nostre limitazioni e sofferenze, ognuno di noi può avere un “Faraone” sia interno che esterno che lo costringe ad essere schiavizzato, oppresso, tormentato, per questo ogni giorno chiediamo di essere liberati dall’Egitto. I chachamim ci danno una formula concreta ed efficace per la redenzione quotidiana: la Torà. E’ interessante notare che in Egitto tutte le tribù furono assoggettate a duri lavori tranne una, quella dei Levim e questo perché si occupavano di Torà, di quella Torà che già era presente prima del Sinai, della Torà che i nostri Padri ricevettero direttamente dalla voce di Kadosh Baruch Hu e tramandarono di padre in figlio, da maestro ad alunno ed è proprio questa Torà che riesce ad avere la forza di liberarci da ogni schiavitu come è scritto nel Pirkè Avot: “Disse Rabbì Yehoshua figlio di Levi […] Le Tavole sono opera di D.o e la scrittura è scrittura di D.o incisa sulle Tavole, non leggere Charut (inciso), bensì Cherut (libertà), perché non vi è uomo libero se non colui che si dedica alla Torà…
Shabbat shalom