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Di Rav Alberto Sermoneta

“…Attemnizzavim ha jom cullekhem lifnè A’ Elo hekhem----Tutti voi oggi vitrovate davanti al Signore vostro D-o”.
E’ interessante notare che i verbi che compongono questa parashà sono tutti espressi alpresente; il motivo è assai profondo e esprime una garanzia per il nostro popolo: quello dell’eternità.
Infatti, se leggiamo tutta la parashà, come una buona parte della Torà, il Signore si rivolge a tutto il popolo, come se stesse attuando i Suoi proponimenti, nel momento in cui li annuncia.



Di Rav Alberto Sermoneta

Questo shabbat leggeremo due parashot, le ultime prima di Rosh ha Shanà e, siccome Rosh ha shanà è conosciuta anche con l’appellativo di Jom ha din (giorno del giudizio), niente come queste due parashot poteva essere l’ideale per farci riflettere.Infatti in esse, considerate il penultimo discorso di Mosè, troviamo scritte una serie di ammonimenti, anche pesanti al popolo, che possono essere considerati il sunto delle kelalot che abbiamo letto lo scorso shabbat nella parashà di Ki tavò.Ad un certo momento Mosè comanda al popolo dicendo di osservare tutte le mizvot della Torà, in quanto essa è “la nostra vita e la lunghezza dei nostri giorni, per cui non deve essere considerata una cosa lontana, tanto da non potervici arrivare, ma è vicina, molto più di quanto si possa immaginare:“ki karov elekha ha davar meod be fikha uvilvavekhà la’asotò” “poiché è molto vicina la COSA nella tua bocca e nel tuo cuore per metterla in pratica”