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Storia, caratteristiche ed emergenze storico artistiche
Nota di Andrea Morpurgo

Nel corso dei secoli gli studiosi parlano di antichi cimiteri ebraici a Bologna, il più importante dei quali sarebbe stato quello cinquecentesco dell’attuale via Orfeo presso un convento di monache. Da questo cimitero deriverebbero le quattro lapidi monumentali conservate presso il Museo Civico Medievale di Bologna.

Le prime notizie sull'istituzione di un nuovo luogo di sepoltura provengono da una fonte diretta, vale a dire dalle memorie del Rabbino Marco Momigliano che ricoprì la cattedra rabbinica bolognese dal 1866 al 1896. Al momento dell'arrivo del Rabbino Momigliano, gli ebrei a Bologna erano circa 300 e necessitavano di istituzioni sia culturali che religiose. La comunità aveva urgentemente bisogno di un luogo di sepoltura, avendo fino a quel momento utilizzato, per il seppellimento dei propri defunti, il campo dei protestanti. Nel 1869 il cimitero era già in uso e sempre Momigliano si adoperò per istituire una società di Misericordia a scopo di provvedere alle spese di trasporto dei defunti poveri.

L'attuale campo ebraico, così come é visibile ora, copre una vasta area di terreno di circa 7.000 mq ed ha due entrate, una che lo collega direttamente con la Certosa, l'altra indipendente con una cancellata in ferro, verso l'esterno su via della Certosa. Nella sezione più antica di circa 1.000 mq con circa 384 tombe, fu costruita nel 1867 anche la camera mortuaria, attualmente consistente in un solo vano, molto semplice senza caratteristiche architettoniche, in cui si svolgono le funzioni funebri prima della sepoltura. Questa sezione ha assunto nel tempo un aspetto monumentale ed è quindi degna di considerazioni storico-artistiche rappresentando anche, attraverso le numerose lapidi, di cui molte non più leggibili in quanto deteriorate dal tempo, uno spaccato della storia della comunità dalla sua ricostruzione ai primi decenni del Novecento. Nella sezione intermedia, aggiunta attorno al 1930, scompaiono le tombe monumentali, e nell’ultimo recinto, annesso nel 1956, le sepolture sono costituite da semplici lastre di marmo.

Tra le tombe più importanti vanno ricordate quelle in stile liberty dello scultore Saverio Montaguti dedicata a Benedetto Zamorani, fondatore e direttore del “Resto del Carlino”, le tombe monumentali delle famiglie Sanguinetti, Zabban, Padoa, le tombe dei Rabbini Momigliano e Castelbolognesi, e nel campo intermedio le tombe della famiglia di Attilio Muggia, importante architetto e progettista della Sinagoga del 1928, e l’edicola Finzi, pregevole esempio di architettura modernista realizzata dall’architetto Enrico De Angeli.

Cronologia storica

1867: apertura primo campo

1930: apertura secondo campo

1956: apertura terzo campo

Per l’ebraismo italiano non solo la sinagoga ma anche il cimitero rappresenta uno spazio identitario molto forte, e, con il raggiungimento dei diritti civili e religiosi, una nuova forma di “visibilità”, in continuo dialogo tra questioni normativo-religiose, legate alla tradizione, e scelte stilistico-formali, che tendono a fare propri gli orientamenti architettonici e decorativi del momento.