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Di Rav Alberto Sermoneta

Con la parashà di va iggash termina il dramma che con la scomparsa di Giuseppe aveva colpito Giacobbe e la sua famiglia.
Giuseppe si è fatto finalmente riconoscere dai suoi fratelli ed ha fatto dire a suo padre di essere ancora vivo e invita tutta la famiglia in Egitto per far fronte alla grave carestia in atto.
Ma la “disgrazia” è ancora in agguato e infatti di qui ha inizio la schiavitù egiziana che durerà oltre quattrocento anni ; i quattrocento anni profetizzati da D. o ad Abramo, e che saranno considerati l’emblema dell’oppressione di un popolo su un altro.
L’Egitto costituisce anche il momento in cui i “figli di Giacobbe” iniziano a diventare popolo; lo saranno soltanto dopo l’uscita dall’Egitto, momento in cui saranno ufficialmente chiamati non “benè Israel” ma “am Israel” ossia, non figli di Israele ma popolo di Israele.

Shabbat shalom

Di Rav Alberto Sermoneta

Con il ritrovamento di Giuseppe si conclude il dramma che ha colpito Giacobbe e i suoi undici figli.

Di Rav Alberto Sermoneta

Allora Giuda si avvicinò a lui e disse: “deh o signor mio, il tuo servo dirà ora una cosa alle orecchie del mio signore e non adirarti contro il tuo servo perché tu sei come il faraone”.

Di Rav Alberto Sermoneta

La parashà che leggeremo questa settimana, ci racconta della discesa dei figli di Giacobbe - Israele, in Egitto.

Di Rav Alberto Sermoneta

"Io scenderò con te in Egitto e io ti farò salire di là" (Bereshit 46, 4).

Di Rav Alberto Sermoneta

"Ve 'attà al te'atzevù veal ichar be 'enekhem... Ki le michijà shelakhani Elo-him enna –
E ora, non rattristatevi e non inquietatevi ai vostri occhi... Perché il Signore mi ha mandato qui per farci vivere" (Bereshit 45;5)

Di Moshè Marco Del Monte

Nella Parashà settimanale esiste un profondo insegnamento sulla dinamica morte/vita, disperazione-senso di colpa/speranza.