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Articolo pubblicato su Moked dopo un'intervista all'Arch Daniele de Paz da Daniela Gross (Moked, gennaio 2009)

Antiche lapidi dissestate e rese illeggibili dal tempo. Alberi e arbusti così folti da sommergere le tombe. Vialetti spesso impercorribili. Si presentava così, fino un anno fa, lo storico Cimitero ebraico di Bologna edificato a fine Ottocento ai margini della grande cittadella cemeteriale della Certosa.

Ad avviare la riqualificazione di quest’ampia area, articolata in tre campi di età storiche diverse, è l’intervento realizzato grazie ai fondi della legge 175 per la salvaguardia del patrimonio culturale ebraico che tra il 2006 e il 2007 ha provveduto al restauro di numerosi elementi lapidei e alla sistemazione della vegetazione, (nella foto in alto una simulazione di come dovrà essere realizzata la facciata esterna del cimitero).
Il programma iniziale, a firma dell’architetto Daniele De Paz che poi ha diretto i lavori, prevedeva un radicale recupero dell’intero Cimitero sorto nel 1869. La ridotta disponibilità di fondi ha però indotto un ripensamento che ha portato a una diversa tempistica dei lavori che sono stati suddivisi in due fasi. “Il progetto – spiega De Paz – è stato ripresentato, con l’approvazione della Soprintendenza, ridimensionandolo su un intervento d’urgenza che congelava lo stato, piuttosto degradato, di conservazione”. E a questa prima fase seguirà una seconda tranche più ambiziosa e articolata che rivedrà in modo più radicale l’assetto interno.
Nella prima tornata di lavori gli esperti hanno dunque provveduto a recuperare i sepolcri e le lapidi del campo più antico, quello ottocentesco, per poi passare alle lapidi di primo Novecento conservate nel secondo campo. Le lastre e i ceppi sono state ripulite con delicatezza, riparate e riposizionate nell’originaria collocazione che a sua volta era stata restaurata nel pieno rispetto dell’antica bellezza. E ad accompagnare il ripristino degli elementi lapidei, in totale una novantina di reperti, dalla piccola stele alla scultura, una vigorosa sistemata al verde.
“Gli alberi e i cespugli – dice l’architetto De Paz – avevano in pratica inghiottito le componenti architettoniche dei campi, tanto che spesso era difficile farsi un’idea precisa della configurazione del luogo”. “L’obiettivo – continua – è stato di conservare le caratteristiche tipologiche degli spazi cemeteriali ebraici. Qui, a differenza di quanto avviene nei cimiteri cristiani, il verde non è disposto secondo una regola distributiva ma viene regolarizzato rispettando la spontaneità di piante, alberi e arbusti”.
La conclusione del recupero ha segnato un momento di grande importanza per la Comunità ebraica di Bologna sia per il profondo valore affettivo dell’area sia per la forte rispondenza che il restauro ha avuto in città. Dopo i lavori il Cimitero ebraico è stato infatti inserito negli itinerari organizzati all’interno della Certosa dal Comune diventando ben presto una delle aree più frequentate.
Altrettanto significativo, sia per la Comunità sia per la cittadinanza, un altro progetto realizzato anch’esso con un finanziamento della legge 175 per i beni ebraici che ha visto il restauro di un gruppo di undici sefarim di cui sono state recuperate cinque pergamene risalenti al XVI e XVII secolo, numerosi ornamenti d’argento e tessuti otto-novecenteschi. L’intervento, che ha richiesto un budget di 40 mila euro e ha impegnato diversi esperti, ha consentito alla Comunità ebraica di ritrovare, nell’uso quotidiano, la bellezza dei suoi antichi sefarim e il valore della sua storia comunicando al tempo stesso alla città il valore di un patrimonio che non è solo ebraico ma appartiene all’intera collettività. Non a caso uno dei sefarim restaurati è stato inaugurato quest’anno proprio in occasione della Giornata della cultura ebraica, uno dei momenti di maggiore apertura e dialogo del mondo ebraico con la società.
E il recupero dei beni ebraici di Bologna potrebbe non esaurirsi qui. Rimane infatti in sospeso il secondo capitolo della riqualificazione del Cimitero. Il problema sostanziale dell’area, lo scolo delle acque piovane che stanno mettendo a rischio tombe e monumenti provocandone il dissesto, dovrebbe infatti essere affrontato in una seconda tranche progettuale della durata di circa tre anni.
Il progetto, che prevede un impegno di spesa di circa 800 mila euro ed è in attesa di finanziamenti, in parte anche sui fondi della legge 175, ha già ottenuto l’ok della Soprintendenza e del Comune. “Fra gli interventi previsti – spiega Daniele De Paz – vi è innanzi tutto la realizzazione di una rete di scolo per le acque che, in mancanza di adeguati drenaggi, rischiano di compromettere la stabilità di tombe e lapidi”. “Sono inoltre previsti – continua - il restauro dei muri perimetrali, il recupero di ulteriori 35 lapidi in cattivo stato di conservazione e il restauro di quattro cappelle di famiglia molto interessanti dal punto di vista storico e architettonico oggi soggette a forti infiltrazioni d’acqua piovana”. E’ infine in programma la manutenzione del tempietto per i riti funebri, tutt’ora in uso, e il rifacimento di un nuovo accesso all’intera area.