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La giornata di studio

Una delle principali famiglie ebree di Bologna, nel 1500, fu la famiglia Da Rieti. Rimangono loro testimonianze al civico museo medioevale nelle lapidi tombali di Shabbatay Elkanan Da Rieti e di Yoav Da Rieti, forse suo zio. Un fratello di Yoav, Ismael Da Rieti, che viveva a Siena, vi istituì una accademia talmudica, soprattutto a beneficio del figlio. L’istruzione era molto curata in famiglia. Di quell’accademia che doveva essere molto simile ad altre analoghe, abbiamo una testimonianza diretta.

E’ il programma didattico d’una tipica giornata di studio reso da un precettore della famiglia: Rav Yosef Ben David Da Arles ed é riportato nel citato volume di Roberto Bonfil:

“La sera si studia fino all’ora quarta. Poi si va a cenare … A tavola, tre volte alla settimana , uno degli allievi prende la parola per delucidare un argomento di diritto talmudico, mentre i suoi compagni lo subissano di osservazioni…..Tutto ciò dura un’ora ed un quarto, talvolta due ore. Dopo si va a dormire, fino circa all’ora decima (corrispondente alle 4 del mattino) Ci si alza e, non essendo ancora giorno, ci si dedica per tre ore allo studio del testo talmudico. Quando si fa giorno, si va in sinagoga per la preghiera del mattino, finita la quale, si studia un altro testo talmudico. Poi si va a fare colazione. Quindi si passa allo studio delle glosse talmudiche (tossafòth) , fino a quando il testo stesso non è stato perfettamente assimilato. All’ora XIX (mezzogiorno) si va a pranzare, dopo di che non ci si china più su niente di nuovo fino a sera. In effetti ho lasciato il pomeriggio libero per l’insegnamento della grammatica ( vale a dire del latino ) da parte dell’istitutore cristiano…… La descrizione appena letta costituisce però una dichiarazione d’intenti, un manifesto ideale di quello che si sarebbe voluto ottenere senza peraltro riuscirci mai…

Non si pensava affatto di lasciare tempo libero alla ricreazione ed al gioco;

i ragazzi avrebbero dovuto sentirsi in colpa a perdere il proprio tempo a giocare.
Va considerato che si stimava necessario un certo grado di istruzione utilitaria…
Il nostro testo menziona il latino…
altri testi parlano di aritmetica, ma anche musica, disegno , talvolta la danza.
L’istruzione successiva veniva impartita nella Yeshivà (assimilabile ad un insegnamento di tipo universitario.)
Abbiamo una descrizione assai viva dell’attività di studio nell’accademia di Padova. …….

(Al termine degli studi veniva conferito il diploma)

L’ideale rabbinico, titoli di studio e loro prerogative.
“La gerarchia rabbinica era formata da due gradi principali… Morenu ha Rav , il rabbino nostro maestro e Chavèr (Rabbino associato). Verso la fine del XVI secolo a questi titoli se ne aggiunse un altro intermedio: Chakhàm (sapiente) …..
Le prerogative principali dei rabbini … consistevano nel diritto di pronunciare decisioni in materie rituali di svolgere mansioni di giudice secondo i dettami della legge ebraica…
La figura del rabbino era essenzialmente ambivalente. Era (anche) affine a quella dei dottori medioevali
Nel campo dell’insegnamento, invece, l’affinità fra rabbini e dottori era quasi perfetta..

(Si permettevano )

..attività minuziosamente specificata nei diplomi che abilitavano a ( alle funzioni di ) legendi, disputandi, docenti, interpretandi, glosandi, cathedram magistrali ascendendi, illamque regendi, insignia doctoratus recipiendi ….
questa concezioni si era fatta strada presso gli ebrei anche attraverso la latinizzazione del termine rabbino… sempre chiamato doctor legis heabraicae o semplicemente magister.”

Dal volume di Roberto Bonfil : Gli ebrei in Italia nell’epoca del Rinascimento”.
Edizione Sansoni – Firenze 1991 pag. 117 e seguenti.