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L’ebraismo non ha mai pensato che esista una sola via per raggiungere Dio. Al contrario i rabbini insegnano: “Il giusto di tutte le nazioni ha un posto in Paradiso”. Per questa ragione, la tradizione ebraica non ha mai insegnato che, alla salvezza, è necessario l’osservanza di tutti i 613 comandamento della Torah.

L’ebraismo insegna, però, che ci sono sette leggi fondamentali, conosciute come le “sette leggi dei figli di Noé”, che stanno alla base dei principi della moralità universale. Queste leggi proibiscono l’omicidio, il furto, le azioni crudeli conto gli animali, l’immoralità sessuale, la bestemmia, e impegnano a riconoscere il valore della Legge. Secondo la tradizione ebraica un non-ebreo che osserva queste leggi è ritenuto un giusto e merito un posto in Paradiso.
Gli Ebrei nello stesso tempo ritengono di essere stati incaricati da una speciale missione, quella di portare a compimento i comandamenti della Torah. Anche se la Bibbia ritiene che gli Ebrei siano “il popolo prescelto” e li sollecita ad essere “luce delle nazioni”, gli Ebrei non hanno mai inteso tutto ciò come un segno di superiorità rispetto agli altri popoli. Dal resto fin dall’inizio Dio ha precisato che la scelta aveva come motivazione non particolari meriti, ma il fatto che gli Ebrei erano il popolo più piccolo tra quelli esistenti. La frase “popolo prescelto” non dice qualcosa del popolo in sé, ma attesta la responsabilità ad esso affidata per il bene dell’umanità.

Fonte: per conoscere l'ebraismo di Daniel Taub