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Il verbo galam significa in ebraico “avvolgere”, “prendere corpo”; la parola così formata può significare molte cose: dal concetto di “massa informe” assume l’eccezione di “bozzolo”, “embrione”, “materia grezza”.
In ebraico comune, già attestato nella mishnah, può significare anche “tonto”, “scemo”.
Nel folklore ebraico questa parola designa quella creatura inanimata foggiata con la terra che, in virtù del nome divino appostogli sotto la lingua o anche solo di alcune lettere ebraiche incise in fronte, prendeva vita.

Il caso più famoso è sicuramente quello del golem di Praga, opera di Rabbi Yehuda Loew detto Maharal, che aveva in fronte la parola emet, “verità”, la quale veniva provata dalla prima lettera, diventando così met, cioè “morto”, quando si voleva neutralizzare l’energia distruttiva della creatura.

Fonte: "Gli ebrei questi sconosciuti" di Elena Loewenthal