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Di Moshè Marco Del Monte

Questa settimana leggeremo due Parashot: Chukkat e Balak.

La Prima parashà contiene diversi argomenti, tra i quali la cenere della vacca rossa, la morte di due Tzaddikim come Miriam e Aharon, la richiesta di pane e acqua e l’episodio dei serpenti velenosi; tra gli argomenti della seconda Parashà invece troviamo il tentativo fallito di Balaq re di Moav di maledire il popolo d’Israel attraverso lo stregone Bilam, successivamente l’evento di Baal Peor, per poi finire con l’episodio di Pinchas figlio di Elazar con Zimrì e Cozbì.
Nella Torà ogni singola virgola o spazio ha un suo perché, allora ci si potrebbe domandare come mai si accostano proprio queste due Parashot. Uno degli argomenti che potrebbe accomunare le Parashot è il concetto del “Linguaggio” e del suo uso positivo o negativo. Nella Parashà di Chukkat, si chiede a Moshè di parlare alla roccia per farne sgorgare dell’acqua, l’episodio ha una forte valenza psicopedagogica: Non importa quanto una persona possa essere apparentemente dura come una roccia, al suo interno ha sempre dell’acqua, simbolo della Torà; Il sistema migliore per poter fa uscire la Torà da ognuno di noi è sapergli parlare e non batterlo con una verga, non a caso, proprio una scena simile ma contraria, portò Rabbì Akiva a fare Teshuvà all’età di quaranta anni: Vide una goccia che cadendo ripetutamente sulla roccia riusciva a romperla: la costanza di una piccola goccia di acqua, la costanza di studiare anche una sola lettera della Torà, porta a rompere quello che i chachamim chiamano il “cuore di pietra”. Non a caso si parla nella Parashà di due Tzaddikim come Miriam e Aharon che apparentemente sembra non parlino bene di Moshè, ma in realtà stanno cercando di aumentare la sua permanenza sulla Terra: Quando una persona completa il suo Tikkun in questo mondo deve tornare nel mondo superiore; Miriam ed Aharon affermarono che ancora Moshè doveva correggere alcune cose, semplicemente per renderlo ancora più meritevole e prolungare la sua presenza in questo Mondo. Perché allora Miriam prende la Tzaraat? Solo per poter insegnare a noi che, per quanto una persona possa essere Tzaddik, deve sempre monitorare il potente strumento della Parola, anche quando si hanno intenzioni positive. Finisce poi la parashà con l’episodio dei serpenti, simbolo per antonomasia della lingua biforcuta della Lashon Harà. Appena finita questa Parashà inizia quella di Balaq il quale tenta di far male-dire il popolo d’Israel attraverso Bilam. Perché sceglie proprio il canale della Maledizione?  Perché sa che la Forza d’Israel sta nella sua bocca (Shulchan Shabbat; Midrash Tanchumà; Midrash Haggadà; Rashi) ed è proprio l’elemento di elevazione e santità che deve essere pervertito, negativizzato. Non a caso Rabbì Nachman spiega nel Likutè Moharan che uno degli strumenti con cui il Mashiach rivoluzionerà il Mondo sarà proprio l’uso della parola, della Preghiera, quello che viene chiamato addirittura come un patto tra Hashem e Israel: Il Brit Halashon, il Patto del Linguaggio. Forse anche per questo vengono accostate le parashot di Hukat e Balak alla fornicazione del popolo presso Baal Peor, perché il Brit Halashon è collegato con il Brit Milà, il quale viene presieduto dall’Angelo Eliahu Hannavì cioè proprio l’anima di Pinchas, ma questa spiegazione verrà chiarita, Beezrat Hashem, bli neder in un altro momento).
Questo ci dimostra che nel momento in cui usiamo in modo appropriato il nostro modo di comunicare, parlare, pregare, benedire, anche Kadosh Baruch Hu trasformerà ogni tentativo di Maledizione in una grandissima Berachà! Con l’augurio che ogni cosa apparentemente negativa possa trasformarsi in molteplici e grandiose cose Positive!


Shabbat Shalom Umevorach