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Di Moshè Marco Del Monte

Molti sono gli argomenti di queste due Parashot, e altrettanti sono i commenti che mettono in relazione i vari temi e contenuti.

Tra i tanti uno mi è molto caro: il tema della trasformazione e della sua adeguata modalità. Il mondo moderno ci impone molteplici sfide: sempre più compiti gravano sull’uomo in questa dinamicità che a volte non è più umanamente e psicologicamente gestibile. Anche in questo Kadosh Baruch Hu ci viene in aiuto. Nella Parashà di Mattot si parla della kasherizzazione e purificazione degli utensili del bottino di guerra, metafora per rappresentare la trasformazione personale da una situazione in cui non possediamo una certa abilità/qualità a quella in cui riusciamo a migliorarci. Come è scritto alla fine della Mishnà di Kelim “Feici voi Utensili che avete iniziato in stato di impurità e ne siete usciti in purità” (Masechet Kelim 30,4), felice ognuno che è riuscito a trasformarsi e migliorarsi. “Quello che è stato utilizzato con il fuoco verrà kasherizzato con il fuoco”, frase estremamente pedagogica, come a dire ognuno “Educhi il bambino (o se stesso) secondo la sua strada (qualità) e non se ne allontanerà neanche in età avanzata”(Mishlè 22,6).
Tutto ciò però deve necessariamente essere effettuato in una modalità sana, giusta, e cioè a tappe, “Masè”.
Non si può immaginare un cambiamento troppo repentino, si può rischiare di tornare più indietro di prima.
Racconta un Midrash che un Re chiese a suo figlio di portare una grande pietra sopra il tetto del castello. Il principe si rattristò essendo una pietra molto pesante, e si domandò perché il Re gli avesse dato un compito così gravoso, impossibile da realizzare. Allora il principe decise di rivolgersi al suo Padre, il Re, chiedendogli il perché avesse chiesto un tal compito così disumano. Il Re rispose: “Ti ho forse detto di portare la pietra sopra il tetto tutta intera? Avresti potuto spezzarla e portarla un po’ alla volta”. Rabbi Nachman ci dice, dopo aver strutturato le varie tappe del percorso per arrivare ad una meta anche molto grande, di concentrarci solo sui compiti relativi all’oggi. Chi studia anche solo 3 pagine al giorno, dopo 10 giorni vedrà quel libro di 300 pagine concluso; Il segreto è non abbattersi anche se durante il percorso ci potrà essere un Amalek che potrà e vorrà distrarci, come è scritto in Shemot 17,9: “Usciamo a combattere “Amalek”, “Domani”, cioè sia il rimandare il proprio compito, sia il pensare a tutto ciò che dobbiamo fare, sentendoci a volte impotenti e frustrati di fronte alla grandissima mole di lavoro, l’importante è andare avanti, ovviamente per poter essere più forti ognuno prenda una adeguata pausa, Beh, anche a questo ci ha pensato Kadosh Baruch Hu, regalandoci quello straordinario dono chiamato Shabbat.

Shabbat Shalom Umevorach