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Di Rav Alberto Sermoneta

L’episodio preponderante della parashà che leggeremo questo shabbat è quello che narra dei dodici esploratori che vengono mandati da Mosè, su richiesta del popolo, a visitare la Terra Promessa.La storia è nota a tutti: essi, tornando dalla missione, riferiscono al popolo che la Terra è realmente fertile, come detto dal Signore ad Abramo, fino a Mosè, ma i suoi abitanti sono giganti ed i suoi prodotti hanno delle dimensioni enormi. Tutto ciò, secondo l’opinione di dieci di essi tranne Giosuè e Calev, i quali, consolando il popolo, cercano di far capire loro che sicuramente riusciranno a conquistare la terra.L’espressione che gli esploratori riferiscono al popolo è la seguente: “vicini a loro noi sembravamo delle cavallette e così loro ci consideravano”.

Questo discorso viene definito dalla Torà con il termine “dibbà ra’à – cattiva espressione” ossia “maldicenza”; per questo motivo, il popolo, all’infuori di Giosuè e Calev, vengono puniti con la pena di non entrare in Eretz Israel ma di rimanere definitivamente nel deserto fino alla loro morte. Analizzando bene il racconto, gli esploratori non hanno detto alcuna menzogna, tant’è che la testimonianza di ciò che avevano raccontato sono proprio i frutti giganti.In che cosa allora verteva allora la lashon ha rà e la conseguente punizione?
Cerchiamo di analizzare la frase degli esploratori: “vicino a loro noi sembravamo delle cavallette” e“così loro ci consideravano”.
Significa che ai loro occhi potevano apparire come delle cavalette, come esseri minuscoli, visto che gli abitanti della Terra erano giganti, così come la loro frutta: questo può anche starci.
È la prima parte della frase che per ci crea dei problemi in quanto l’espressione “vicino a loro ci sentivamo come cavallette” evince un sentimento di inferiorità. Gli abitanti di quella terra erano realmente dei giganti o erano gli esploratori a sentirsi in inferiorità? Sentirsi piccolo vicino a qualcuno può essere considerato un sentimento di inferiorità, insicurezza, mancanza di fiducia nei propri confronti e soprattutto nei confronti di D-o. La mancanza di auto considerazione e di fiducia in D-o provoca nei dieci esploratori, una reazione di paura e ciò li porta a far maldicenza, non solo della terra, ma anche verso il Signore stesso, dimostrando una mancanza assoluta di fiducia in Lui. Vengono puniti proprio per questo rendendosi così indegni di ereditare quella Terra che D-o aveva promesso ai tre Patriarchi e a Mosè che li aveva tratti dall’Egitto per portarli lì. Sarà una nuova generazione, quella che non ha conosciuto la schiavitù in Egitto a meritare la Terra di Israele.

Shabbat shalom