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Di Moshè Marco Del Monte

Nella dottrina Kabalistica è centrale il concetto di “Tikun-Riparazione”. Secondo i Mistici questo atto di correzione deve necessariamente essere effettuato nella stessa situazione e con le medesime modalità di quando è stato compiuto l’atto distruttivo.

Questo concetto è espresso anche dal Maimonide nel secondo capitolo delle Hilchot Teshuvà- Regole sul Pentimento/Ritorno”: “[…] Chi ha raggiunto Una Teshuvah completa? Una persona che affronta la stessa situazione in cui ha peccato, quando ha il potenziale per commettere [di nuovo il peccato], e, tuttavia, si astiene e non lo commette […].
In questa Parashà si affronta il tema del peccato originale. Tale argomento può essere visto in due modi: come un atto volontario finalizzato ad un migliore servizio Divino o come un atto trasgressivo che richiede un Tikun. Un’interpretazione chassidica stravolge totalmente quello che potrebbe ritenersi a prima vista un atto trasgressivo. Adam e Chavvà vivevano in uno status spirituale così elevato da essere difficilmente immaginabile ad un intelletto umano: comunicavano direttamente con Il Signore ed Egli forniva loro tutto ciò di cui avevano bisogno, uno stato di totale Bontà Divina, dove ogni necessità veniva esaudita senza il minimo sforzo. Immaginate di ricevere costantemente del bene da qualche persona, potrebbe ad un certo punto pervenire un senso di imbarazzo con una conseguente necessità di contraccambiare. Chavvà nel suo grande livello spirituale pensò che tutta questa Bontà Divina dovesse essere guadagnata quindi scelse di cambiare il proprio livello per poter Servire Hashem più attivamente, ed essere degni della ricompensa. Mangiare e quindi introiettare dentro di sé il frutto del bene e del male, serve quantomeno a poter scegliere di avere la possibilità di compiere del male, tuttavia astenendosi dal farlo.
Secondo, invece, l’interpretazione classica, il comando di non mangiare dall’albero proibito viene trasgredito e questo proprio all’entrata dello Shabbat, alcuni sostengono che la trasgressione è stata quella di non benedire adeguatamente il frutto vietato. Ci sono diverse interpretazioni su quale fosse il frutto proibito: C’è chi sostiene fosse dell’uva, c’è chi sostiene fosse del grano, c’è chi sostiene fosse il fico, un’ultima interpretazione sostiene fosse il cedro, ma quest’ultima spiegazione non verrà analizzata qui.
Secondo il principio del Tikun, quindi, dovrebbe esserci un atto riparativo nella stessa modalità con cui è avvenuta la trasgressione. Ecco che i chachamim spiegano in modo straordinario che ogni Shabbat ognuno di noi compie questo atto di Tikun: Si fa il kiddush, si benedice il frutto della vite; si fa la berachà
dell’Hammotzì, quindi sul grano; si accendono le candele quindi si riporta l’illuminazione-Teorà che si è perduta con la violazione primordiale. Sottraendo le lettere comuni di Teenà-Fico a Teorà- Illuminazione, rimangono le lettere Ner, ed è proprio questa la berachà che si fa all’entrata dello Shabbat, Lehadlik Ner Shel Shabbat. Così come Adam e Chavvà mangiarono il frutto proibito e non benedetto all’entrata dello Shabbat così ora ogni Uomo-Adam e ogni Donna-Chavvà durante lo Shabbat mangia il frutto Permesso e Benedetto, compiendo un vero e proprio atto riparativo.

Buon Tikun a Tutti e Tutte

Shabbat Shalom