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Di Marco Del Monte

“Ki tetzè lamilchamà al oievecha untano H’ E-lokecha beyadecha” ” Quando uscirai in guerra contro il tuo nemico, il Signore, L’Eterno, lo metterà in mano tua…”.


La guerra di cui parla la Torà è chiamata la guerra dell’istinto, cioè la guerra contro l’istinto cattivo. “Quando uscirai”, significa nel momento in cui una persona esce dal ventre materno, già inizia la battaglia della vita, come è scritto in Bereshit 4,7 “Lapetach Chattat Rovetz” “Il peccato attende all’uscio”, riferito all’istinto malvagio che accompagna l’uomo già dalla nascita; l’istinto buono arriverà solamente nel momento del Bar/Bat Mitzvà, come spiega il Lev David sulla frase del Kohelet: “E’ meglio un ragazzo giovane ed umile, rispetto ad un re vecchio e stupido”, il vecchio re si riferisce allo Yetzer Harà, all’istinto cattivo, che è più “vecchio” e cioè accompagna l’uomo da molti anni prima che venga anche il “giovane” Yetzer tov” “Istinto buono”. Ci si potrebbe allora domandare se un bambino sia completamente cattivo fino al bar/bat mitzvà? Risponde a questa domanda Rav Yaakov Ades sul libro Divrè Yaakov dicendo che in realtà l’istinto buono e quello cattivo sono semplicemente due angeli che cercano di consigliare l’uomo, ognuno a suo modo, sulle azioni da svolgersi, ma la Neshamà, l’Anima, che è in ognuno di noi, è una parte di Hashem, ed è molto più elevata di tutti gli angeli, e quindi è lei che riesce a prendere le decisioni giuste, anche in “assenza” dell’istinto buono; ecco perché alcuni bambini dall’animo così elevato già dimostrano di essere grandi Tzaddikim dalla loro fanciullezza. Il Trattato di Niddà descrive il passaggio dell’anima dai mondi superiori a questo mondo e spiega il Baal Hatanya, che quando il Talmud ci dice che viene fatto fare un giuramento all’anima di essere Tzaddik e non essere Rashà, in realtà la parola “Mashbia” si fa giurare, si può leggere anche come “Masbia” cioè si sazia, ossia si riempie l’anima del potenziale di essere Tzaddik, si forniscono già tutti gli strumenti, le risorse e le capacità per affrontare le battaglie di questo mondo. Chi è dunque lo Yetzer Harà? Lo spiega la Ghemarà di Baba Batra 16a a nome di Resh Lakish dicendo che lo Yetzer Harà è il Satan ed è anche l’angelo della morte: è quel pensiero che ti seduce nel deviare la tua strada dalle Mitzvot e dalla Torà chiamata Vita, per diventare poi Satan, che significa non solo ostacolo, ma deriva anche dalla radice ebraica che significa accusare, quindi colui che cerca di farti inciampare per poi accusarti pubblicamente nel tribunale celeste dell’ errore che lui stesso ti ha fatto fare, per poi causarti quel senso di mancanza, di vuoto, di privazione della vitalità materiale e spirituale. Ed è proprio questo il messaggio del primo verso della Parashà ovvero che Kadosh Baruch Hu ci vuole garantire di non preoccuparci di tutto questo, perché “Io lo metterò nella tua mano”, dacché già nasciamo con la forza per sovrastare tutto ciò, una forza Divina che non ha eguali. Una volta che ogni prova poi è superata ne usciamo non solo vincenti ma anche più forti. Questa vita è un duro allenamento è vero, quanti affrontano i propri ostacoli, le proprie sfide quotidiane, ma non si esce mai perdenti, o si vince o si impara, ecco perché ognuno meriterà le proprie piccole-grandi vittorie! Ognuno di noi già nasce vincitore, prendetene consapevolezza, il podio del primo posto è già pronto, già si è destinati per riceve la medaglia del trionfo come è scritto nel Pirkè Avot: “Kol Israel Yesh Lahem Helek leolam Abbà sheneemar: veamech kulam Tzaddikim, leolam Irshù Aretz”, “Tutto Israel ha parte nel mondo futuro come è scritto: Ed il Tuo popolo sono tutti giusti, per sempre deterranno il possesso della Terra”, Israel si può leggere in senso lato come “Iashar-E-L”, colui che è retto nei confronti di D.o, Aretz, la terra, si intende il Mondo Spirituale.
Shabbat Shalom Umevorach