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Di Moshè Marco Del Monte

La parashà per antonomasia che parla della forza della preghiera è proprio Vaetchannan.

Il nome della Parashà ha come valore numerico 515 come le 515 preghiere che Moshè implorerà ad Hashem, fino a quando D.o dirà a Moshè: “Rav Lach”, tradotto comunemente come “Basta così, smettila!”, poiché, come spiegano i chachamim, se avesse pregato una sola preghiera in più Hashem avrebbe dovuto ascoltarlo. Molte domande si pongono in questa parte della Torà: Come mai Hashem chiede a Moshè di smettere di pregare? Come è possibile dire che Hashem sarebbe stato “costretto” ad ascoltare Moshè ed esaudire la sua preghiera? forse che la volontà di Hashem cambia in base alla volontà dell’uomo? E soprattutto la domanda delle domande: Perché le nostre preghiere a volte sembrano non essere accolte?
Gli argomenti sono molto profondi e, ovviamente, esula la pretesa di essere esaustivo in questo breve commento, mi limiterò solo a scrivere una piccolissima goccia nell’immenso oceano della Torà, sedendomi sulle spalle di grandi Rabbanim, in particolare sulla Torah di rabbì Nachman di Breslev.
Quando Kadosh Baruch Hu gli dice a Moshè “Rav Lach” non gli sta dicendo di smettere di pregare, ma gli sta dicendo che “Rav” “Molto” “Lach” per te, ovvero c’è molto di più riservato a te! A volte chiediamo un qualcosa a Kadosh Baruch Hu, non sapendo che in realtà Lui ha destinato a noi cose più grandi di quello che chiediamo, ovviamente solo Hashem può conoscere cosa è meglio per noi. Moshè non entrerà in terra d’Israele ma ogni giorno, ancora continua la sua missione di proteggere il popolo. Spiega Rabbì Nachman in likutè Moharan (10,8) basato su Masechet sotà (14a) che ogni giorno si alza un accusatore da “Peor” per calunniare il popolo d’Israel cercando di colpirlo, ma quando vede di fronte a lui Moshè si ammutolisce dalla paura dello Tzaddik, come spiegano i chachamim, uno Tzaddik è “molto indaffarato”, anche nei mondi superiori, per aiutare Israel. Quindi c’è un motivo “più grande”, se le nostre tefillot apparentemente non vengono ascoltate, e cioè per un bene superiore. C’è anche da dire che Rabbi Nachman spiega sempre nel libro Likutè Moaharan (1,1) che a volte le tefillot non vengono ascoltate “semplicemente” perché manca il “propulsore” che le faccia “salire”. Questo propulsore è lo studio della Torà, chiamata “Yaalat Chen” “Cerbiatta graziosa”, che, se letto letteralmente può significare anche “Colei che fa innalzare la Grazia”, quella grazia necessaria affinché possano le preghiere entrare nel “cuore” di Hashem come è scritto più volte: “Matza Chen beenè Hahsem” “Trovare grazia agli occhi di D.o”. Forse proprio per questo anagrammando il nome della Parashà si può leggere invece che Vaetchannan, “Vaeten Chen” “Darà Grazia”, proprio attraverso la preghiera e la Torà, racchiusa nei Dieci Comandamenti presenti proprio nella Parashà. Ma è quindi davvero possibile far cambiare idea a D.o? Non sembra quasi un affronto, una blasfemia? Assolutamente No! Credo, che sia proprio questo che Hashem desideri, mettere alla prova l’uomo per vedere quanto riesce ad essere determinato a “FarGli cambiare idea”. Anche Rabbi Nachman afferma che Hashem aspetta proprio la preghiera dei suoi figli, quella preghiera che Gli faccia “cambiare idea”. Un ulteriore prova ne viene dal Talmud stesso in una discussione tra Rabbi Yehoshua e Rabbì Eliezer, nonostante i segni dal cielo invocati da Rabbì Eliezer sulla sua giustezza halachicha, Rabbì Yehoshua ebbe la meglio; Rabbì Natan, anni dopo, incontrò il profeta Elia e gli disse: Cosa fece il Santo, Benedetto Lui sia, in quel momento, quando Rabbi Yehoshua emise la sua dichiarazione? Elia gli disse: “Il Santo, Benedetto Lui sia, -SORRISE- e disse: I Miei figli hanno trionfato su di Me! Proprio quando si prega a tal punto che Kadosh Baruch Hu deve ascoltarci, proprio in quel momento Hashem Sorride!
Con l’augurio di far sorridere sempre Kadosh Baruch Hu con le nostre tefillot fino a quando “si riempirà di sorriso la nostra bocca” (Salmi 127).

Shabbat Shalom