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Di Marco Del Monte

“Vesamti FEDUT ben amì uven amechà LEMACHAR yhiè ha-OT haze” “E porrò la redenzione tra il Mio popolo e il tuo popolo. Questo SEGNO avrà luogo domani” (Es. 8,19).

Hashem prima di mandare in Egitto la piaga del miscuglio delle belve riferisce al faraone tramite Moshè che metterà un segno che possa operare una distinzione tra il popolo d'Israel e l'Egitto. In questo breve scritto, analizzeremo in forma molto tecnica e attraverso varie metodologie esegetiche Rabbiniche, la frase succitata, ed in particolare le tre parole “Fedut-Redenzione; Ot-Segno e LEMachar-all’indomani”. È scritto nel libro Hok LeYaakov, basato sugli insegnamenti di Rabbì Yaakov Abuchatzeira, che Il popolo d’Israel, se così si può dire, lega a sé Kadosh Baruch Hu attraverso un legame di amore molto forte, al fine di essere costantemente attaccati a Lui, come è scritto “E voi che siete attaccati al Signore D.o vostro…”(Deut.4,4). Esistono delle Mitzvot che letteralmente “ci legano” ad Hashem, e tutte queste sono chiamate “OT” “SEGNO”: la Mitzvà dei Tefillin, la Mitzvà dello Shabbat e la Mitzvà del Brit Milà. Nei giorni feriali ci si lega con i Tefillin chiamati “Ot”, e attraverso i tefillin le forze ostili ai benè Israel vengono pervasi dalla paura come è scritto: “E vedranno tutti i popoli che il nome di D.o verrà proclamato su di te e avranno timore di te” (Deut 28,10).
Anche il giorno dello Shabbat viene chiamato “Ot” “segno” come è scritto: “Ot Hi Leolam”.
L’ultimo, il Brit Milà, anche esso è chiamato “Ot Brit”, e si associa durante i giorni feriali ai tefillin, e di Shabbat con la sacralità stessa del settimo giorno, questo perché? Come spiegano i chachamim abbiamo bisogno di due testimoni per emettere una sentenza come è scritto: “Secondo la bocca di due testimoni si manterrà la cosa” (Deut. 19,15), spiega Abir Yaakov, che “la cosa” è riferita alla Presenza Divina, e cioè attraverso l’esecuzione di due Mitzvot considerate due testimoni, cioè La milà associata ai tefillin o la milà associata allo Shabbat, si mantiene la Presenza Divina nel Mondo, proprio per questo di Shabbat non c’è bisogno di indossare i tefillin, proprio perché lo Shabbat stesso viene chiamato “Ot” come i tefillin e sostituisce gli stessi. Come spiega Rabbì Abuchatzeira, la parola “Sa-M-T-i” “שמתי ““Porrò” è l’acronimo delle parole “Shabbat-Milà-Tefillin Iachad (insieme)”, dove la lettera riferita alla parola Milà è posta centralmente, per indicare il fatto che si associa in una direzione con i Tefillin ed in un’altra con lo Shabbat. Inoltre, nella frase iniziale troviamo un’altra allusione perfettamente coerente con i significati detti e cioè che, se si scrivesse la parola “FEDUT” “Redenzione” per esteso cioè “פא דלת תיו” noteremo che le lettere finali danno proprio la parola “OT”,  per dire che attraverso questi “Segni” potrà mantenersi la promessa della Redenzione Futura, allusa nella parola “Lemachar” “All’indomani”. Probabilmente ci si potrebbe domandare quale sia il ruolo della Donna in queste Mitzvot, in questo contesto. La risposta è che ogni Mitzvà che viene ordinata, porta con se un atto di Riparazione necessaria a chi ne ha bisogno; l’esenzione delle Donne da alcune Mitzvot non è un atto di discriminazione, Has Veshalom, piuttosto viene ad insegnarci che l’anima della Donna è già di per sé completa e non ha bisogno di quella particolare Mitzvà, quell’atto esterno che viene a perfezionare uno stato interiore, perché è già di per se naturalmente perfezionato, non per niente la trasmissione dell’anima ebraica avviene in forma Matrilineare.
Con l’augurio che possa esserci sempre quel segno che lega, con quel forte legame di Amore, Benè Israel e Kadosh Baruch Hu affinché possa avvenire presto ai nostri giorni la Redenzione Finale.

Shabbat Shalom Umevorach