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Di Rav Alberto Sermoneta
Questa settimana leggeremo due parashot, in cui vengono analizzati i comportamenti degli uomini e delle donne in mezzo al popolo di Israele.
Se nelle scorse parashot, la Torà comanda ai Sacerdoti il comportamento che debbono tenere presso il Bet ha Mikdash e, anche nella parashà della prossima settimana si soffermerà sui dettagli della vita privata di costoro, con queste due parashot, la Torà si addentra nei dettagli della vita privata del popolo stesso.
In gran parte di esse, la Torà si occupa di alcune malattie che colpivano sia gli uomini che le loro abitazioni; la motivazione di tali epidemie ed il rimedio per la guarigione.

All’inizio però, viene impartito per la prima volta, sotto forma di mizvà, il comandamento del berit milà: “ Una donna che mette al mondo un figlio e partorisce un maschio sarà impura sette giorni come nel suo ciclo e l’ottavo giorno circonciderà la carne del suo prepuzio”.
Il patto della milà è una istituzione assai più remota rispetto a questo momento storico e, risale ai tempi di Abramo; mai però dalla Torà fino ad ora era stata istituzionalizzata.
Leggendo attentamente il testo, non viene detto altro all’infuori di ciò che abbiamo citato sopra, che ripete ciò che è sancito nel libro della Genesi.
Molte sono le domande che si pongono i commentatori riguardo a questo caso.
La milà, in effetti può essere considerata un “hok” cioè, una di quelle mizvot che debbono essere osservate e basta: cioè anche se cerchiamo di chiederci il perché, la certezza non ci verrà data da nessuno; infatti questa rientra fra quelle mizvot che dimostrano la fede in D-o e che sono difficili da comprendere.
Molto è stato scritto sulla circoncisione dal punto di vista igenico-sanitario, sia positivamente, sia a volte anche in modo pesante, negativamente.
Molte volte come ebrei, ci siamo dovuti confrontare con gente che ci accusava di barbarie, perché mutilavamo dei bambini e, soprattutto nell’antichità, molti popoli dominatori, emanarono decreti in cui si vietava la pratica della milà agli ebrei.
Nonostante tutto ciò, nonostante le avversità, nessuno ha mai abiurato a questo precetto, anzi, anche coloro che sono molto lontani dall’osservanza delle mizvot e dalla partecipazione alla vita comunitaria hanno sempre rispettato l’osservanza del berit milà; anche a costo della loro vita.
Nel talmud si narra della disputa fra un principe romano e Rabby Akivà; chiese il principe al Maestro: “Perché voi circoncidete i vostri bambini? Non sono essi forse opera divina, quindi perfetta, che motivo c’è di ritoccarla?
A questa domanda il Rabbino rispose: “ Al contrario! Tutto ciò che è stato creato da D-o è stato fatto in modo da essere completato dall’uomo. Nel libro di Bereshit, alla fine dell’opera creativa è detto “ciò che aveva fatto il Signore per essere completato”
“Quando nasce un bambino, maschio o femmina-continuò Rabby Akivà- non deve forse essere tagliato il cordone ombelicale, affinché il bambino sia completamente autonomo?”
“Una spiga di grano o di orzo che viene su dalla terra, non deve essere lavorata per fare il pane da mangiare per gli uomini?”
“Il lino o il cotone non debbono essere tessuti per costruirci abiti da far indossare agli uomini?”
“Eppure tutto ciò è creato da D-o che è perfetto, ma è dato agli uomini il compito di perfezionare l’azione!”.
Tutto ciò serve agli uomini per apprezzare l’opera divina, ma anche per godere della loro collaborazione con il Signore nell’opera creativa, apprezzando sempre di più ciò che D-o ci manda di giorno in giorno!
Domani leggeremo il secondo capitolo dei Pirkè Avot; in una mishnà di esso è detto a nome di Rabby Eliezer: “sia l’onore del tuo amico, caro a te come il tuo onore!”
E’una grande massima detta in un periodo in cui ognuno pensava solo a se stesso, cercando di ingannare il prossimo per beneficiare delle sue cadute.
Oggi forse potremmo rifletterci bene sopra, forse se tutti la mettessimo in pratica, questo nostro mondo andrebbe un po’ meglio!

Shabbat shalom