Questo sito usa i cookie di terze parti per migliorare i servizi e analizzare il traffico. Le info sulla tua navigazione sono condivise con queste terze parti. Navigando nel sito accetti l'uso dei cookie.

Di Marco Del Monte

Questa è la legge per l’Olà e la Minchà, per il[..]Chattat, per l’ Asham, […]e per gli Shelamim” (Lev 7,37). Nella Parashà si descrivono le modalità di presentazione dei sacrifici.

Essendo la Torà un testo eterno, ci si potrebbe domandare quale possa essere l’utilità, oggi, di studiare questo rito, oltre, ovviamente, che per liturgia e conoscenza storica. Sicuramente potrebbe essere utile nel futuro, quando si ricostruirà il Bet Hamikdash, ma oggi, ora, cosa si può imparare da ciò? È scritto in Taanit 27b che Avraam si rivolse ad Hashem chiedendo cosa fare nel caso che i Benè Israel pecchino. D.o rispose: “Basterà presentare dei sacrifici”. Avraam continuò chiedendo: “Ciò sarà possibile solo se ci sarà il Bet Hamikdash, ma quando non ci sarà, come si potrà fare?”. Rispose D.o ad Avraam: “Ho dato loro l'ordine delle offerte. Quando lo leggeranno sarà come se le avessero sacrificate davanti a Me e li perdonerò per tutte le loro trasgressioni”. È scritto in Menachot 110a che chiunque si occupi dello studio dei sacrifici è come se, in quel momento, li stesse portando sull’altare. Questo ci insegna che basta leggere un testo per poterne diventare subito protagonista: il verbo קרא significa appunto leggere, chiamare, evocare. Ogni testo sacro è una storia infinita: appena si inizia a leggere, si è subito proiettati nel Bet Hamikdash, direttamente vicino all’altare, seduti accanto a tutti i personaggi e ai chachamim della storia, per conversare e studiare con loro. 

Shabbat Shalom Umevorach