Di Rav Alberto Sermoneta

Nella spiegazione della parashà della scorsa settimana si parlava dell’educazione ebraica che ogni genitore ha il dovere di dare ai propri figli, istruendoli e facendoli crescere con l’amore per l’osservanza della Torà e delle sue mizvot.
Nella parashà che leggeremo questo shabbat, prima che il popolo esca dall’Egitto e si accinga ad assaporare il piacere della libertà come popolo, la Torà comanda loro alcune fra le mizvot più importanti che ci accompagnano ancora oggi, a distanza di circa tremila anni: la scansione del Tempo, il Korban Pesach con la celebrazione di quella festa e il dovere di indossare i Tefillin.


Di Rav Alberto Sermoneta

La Parashà che leggeremo sabato mattina racconta delle ultime tre piaghe che il Signore mandò sull'Egitto per far sì che il Faraone finalmente si decidesse a liberare il popolo di Israele dalla schiavitù.
La parte centrale della parashà narra quindi della preparazione del popolo ad uscire dall'Egitto nel momento stesso in cui si compie l'ultima e forse la più dura delle dieci piaghe: la morte dei primogeniti.
Mentre gli egiziani stanno per essere colpiti da questa potente piaga, che convince finalmente il Faraone a liberare gli Ebrei, questi si accingono a preparare una celebrazione che diviene poi un'istituzione millenaria del popolo ebraico, cioè la “cena del seder”.